Di Giovanni Colantuono
In esclusiva per InLiberaUscita.it la prima intervista italiana del nuovo lanciatore americano del Nettuno. “Sto provando le stesse emozioni di quando sono stato chiamato in Major League” ha dichiarato Hayhurst che ha anche parlato del recupero dopo gli infortuni e della scelta di lasciare gli Stati Uniti.
Arriverà a Nettuno il prossimo 10 di marzo, ma l’attesa è già tanta per vedere in azione sul monte di lancio la nuova stella che arriverà ad impreziosire l’Italian Baseball League. Si sta già parlando molto di Dirk Hayhurst, del suo prestigioso passato in Major League, della sua grande popolarità scoppiata negli Stati Uniti dopo la pubblicazione del suo primo libro “The Bullpen Gospel”, accolto benissimo dalla critica e dal pubblico. Il prossimo 28 febbraio uscirà la seconda fatica letteraria di Dirk, Out of my league, in cui l’ex pitcher di San Diego e Toronto racconta proprio il momento del suo esordio in Grande Lega. InLiberaUscita l’ha intervistato in esclusiva. Ecco dunque le prime dichiarazioni di Dirk Hayhurst da quando è diventato ufficialmente un giocatore della Danesi Nettuno, il suo passato, i motivi della scelta di venire in Italia e tanto altro.
Dirk, come è nata la decisione di venire a giocare in Italia e di accettare la proposta del Nettuno? “La scelta di venire in Italia può sembrare strana, ma non lo è nella realtà. Ero stanco dell’ambiente del baseball americano. Si gioca tanto, 142 partite, pochi giorni di riposo, e se non giochi nelle Majors, gli ingaggi non sono elevati. Sono stato in grandi campionati, e sono contento di quello che ho fatto. Tuttavia, dopo qualche infortunio, sapevo che le mie possibilità di tornare in Major erano scarse. Così, potevo solo tornare nelle minors oppure cercare altre strade per la mia carriera. Ho considerato che l’età sta avanzando e mi piacerebbe iniziare un nuovo stile di vita, più vicino alla mia famiglia, lontano dallo stress di affrontare una stagione da 142 partite, e voglio godermi di più la mia vita. La scelta di venire a Nettuno mi sembra la migliore per me rispetto all’attuale momento della mia vita. L’Italia è un posto fantastico, e Nettuno ha un progetto importante per il baseball. Giocherò meno partite, ed avrò la possibilità di stare più vicino alle persone della mia vita che amo. Alla luce di tutto questo capite come per me questa è stato una decisione facile”. Nel passato di Hayhurst ci sono due franchigie importanti, i San Diego Padres ed i Toronto Blue Jays con cui ha calcato il palcoscenico delle Major League, i ricordi più importanti? “I ricordi legati alle Major League sono tanti – dice Dirk Hayhurst – proprio per questo ho scritto il mio secondo libro, Out of my league, in cui parlo del mio esordio nella grande lega. Comunque ci sono cose che sono difficili da dimenticare, come quando ho lanciato nello Yankees Stadium, come il vedere per la prima volta il proprio nome scritto su una casacca o sentire il tifo di una squadra di Major League”.
Nel 2010 l’intervento chirurgico alla spalla ha costretto Dirk ad una stagione di stop forzato, un anno in cui l’uscita del suo primo libro gli ha comunque dato grande popolarità negli Stati Uniti. Meglio stare su un monte di lancio o scrivere un libro? “Ho risposto tante volte a questa domanda. Giocare a baseball e scrivere sono due cose profondamente diverse ed è difficile fare un paragone. Se però dovessi scegliere, opterei per la scrittura, per un solo motivo, per il potere di cambiare la nostra vita che ha una storia ben scritta. Possiamo lottare ed essere felici per una vittoria sul campo, ma credo che sia più nobile lo scrivere una bella storia”. Dunque in futuro Dirk scriverà ancora, magari ci sarà tempo anche per raccontare in un libro la tua esperienza italiana: “Ho già un contratto per il terzo libro, che parlerà della mia esperienza con i Toronto Blue Jays. Vi assicuro che poi il quarto mio libro racconterà la mia esperienza italiana con il Nettuno”.
Con la tua popolarità ha trovato grande simpatia The Garfoose, il personaggio da te creato e che è diventato praticamente il tuo alter ego, c’è da scommetterci che diventerà molto amato anche a Nettuno: “Credo proprio che come i tifosi italiani inizieranno a vedere sulle palline e sui miei cappellini, questo fantastico Garfoose, mezzo giraffa e mezzo alce, lo ameranno tantissimo”. Nettuno, una storia gloriosa fatta di successi. Come scritto anche dal New York Times la scorsa settimana, gli Yankees della lega italiana: “Conosco la storia di questa squadra. Il fatto che io ho voluto lasciare gli Stati Uniti non vuol dire che non voglio più continuare a vincere nel baseball. Anzi non vedo l’ora di aiutare il Nettuno a vincere un altro campionato”. Hayhurst sul monte di lancio, Ray Sadler nel box di battuta, sarà un Nettuno che punterà decisamente sui suoi americani per placare la sua fame di vittorie: “Anche noi abbiamo fame di vittorie e faremo tutto il possibile per vincere con il Nettuno. I successi si ottengono con il lavoro di tutta la squadra, se riusciremo a vincere il campionato il merito sarà di tutti”.
Quali sono le tue principali caratteristiche quando sei sul monte di lancio? “Credo che avete notato che io sono molto riflessivo. Ebbene la mia arma migliore non è il braccio, ma la mia mente. Quando sono sul monte di lancio osservo attentamente quello che fa il battitore – continua Hayhurst – per questo non ritengo di avere un lancio preferito o migliore degli altri, per me è importante la combinazione dei cinque lanci che ho a disposizione per un battitore. Faccio in modo che lui non si trovi a suo agio contro di me, e che non capisca mai quello che sto per lanciare. Diciamo che sul mound sono un imbroglione, è ovvio che quando serve ho sempre a disposizione la mia fastball che arriva a toccare le 90 miglia”. Un problema alla spalla ti ha costretto all’operazione chirurgica nel 2010, dopo quell’episodio sei ritornato il Dirk Hayhurst che conquistò la Major League? “Quella del 2011 è stata la prima stagione dopo l’operazione alla spalla. Ora non sono lo stesso Dirk che giocava in Major League – dice onestamente Hayhurst – ma per certi aspetti adesso sono più efficace. Dopo l’intervento ho dovuto imparare a lanciare in modo diverso. Adesso sono un partente, mentre prima ero più un rilievo. Prima del 2011 non ho mai lanciato da partente per tre stagioni. Devo dire che da partente ho fatto molto bene, lo scorso anno nella terza gara di campionato ho fatto una no-hit di sei inning. Purtroppo il mio braccio non era così pronto per sostenere la stagione da starter e mi sono dovuto fermare per un dolore al braccio. Quest’anno comunque mi sento più forte di quando sono tornato a giocare dopo l’operazione chirurgica, rivedrete il vecchio Dirk che con l’esperienza acquisita sarà un partente di successo”. Lo Steno Borghese di Nettuno, con i suoi 7000 tifosi, è pronto ad accoglierti come una star: “Credetemi non vedo l’ora di arrivare a Nettuno e di vivere questa esperienza. Mi sembra di rivivere le stesse emozioni di quando sono stato chiamato in Major League”.
Foto di copertina tratta da The New York Times (by Eric Hancsak)