Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: ‘Annina”
La sera dell’8 luglio del 1943, nella trattoria di Raniero Mingiacchi di vicolo dei Fabbri, un sergente tedesco alquanto alticcio pretendeva di rimanere seduto continuando a bere vino, nonostante i proprietari insistessero a farlo uscire poiché si avvicinava l’ora del coprifuoco e dovevano chiudere il locale. Il militare, convinto ad andarsene con grande fatica, venne finalmente accompagnato alla porta ma quando si ritrovò chiuso fuori ci ripensò e cominciò a prenderla violentemente a calci per tentare di sfondarla e rientrare.
Tra le persone rimaste all’interno del locale c’era la giovane Silvana Mastrella che, paralizzata dalla paura per ciò che stava accadendo, era rimasta seduta su una sedia posta accanto alla porta. Nonostante i richiami e le sollecitazioni di Anna Mingiacchi, figlia di Raniero, la ragazza non riusciva ad alzarsi e allontanarsi per rifugiarsi in un luogo più sicuro. Il militare tedesco, ubriaco e pieno di rabbia, iniziò a sparare sulla porta con la sua mitraglietta e alcuni di quei proiettili raggiunsero la sfortunata Anna, uccidendola sul colpo.
‘Nannina’, così era chiamata dalla gente del paese, fu la prima vittima civile di Anzio nella seconda guerra mondiale, uccisa in giorni di forte tensione e in un momento in cui in gran segreto si cominciavano a formare nella cittadina associazioni di uomini pronti ad armarsi per la Resistenza.
All’indomani della tragedia, il comandante tedesco si recò dalla famiglia Mingiacchi annunciando la fucilazione del sergente colpevole. Emanuele Mingiacchi, fratello di Anna, si oppose a questo provvedimento ma chiese un parziale risarcimento dalle pattuglie tedesche che abitualmente la mattina percorrevano la città cantando e marciando. Per rispetto ad Annina, Emanuele chiese che da quel giorno in poi i soldati osservassero il massimo silenzio mentre attraversavano il vicolo dei Fabbri. Il comandante accettò la proposta e quella fu l’unica via ad Anzio in cui non si udì l’occupazione dei tedeschi.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042.