Riceviamo tra le lettere
L’apertura di una biblioteca comunale è una condizione necessaria per la rinascita culturale di Nettuno ed i motivi sono svariati.
È vero, con l’innovazione tecnologica si bruciano i tempi, si arriva a testi con velocità dall’altra parte del mondo, si leggono recensioni in pochissimi secondi, ma l’apertura di una biblioteca comunale non ha solo questi scopi.
Innanzitutto per una documentazione scientifica appropriata è importante avere testi a disposizione che permettano un confronto consono e una biblioteca munita facilita un compito che oltre ad avere un obiettivo ha anche lo scopo di formare lo studente o il ricercatore. Essere circondati da libri, permettetemi, è inoltre una sensazione diversa da quella dello scegliere tra migliaia di titoli online: poter sfogliare, aprire a metà del testo, rimettere nello scaffale e prendere un’altro scritto ha un fascino tutto suo.
Ma il vero punto, che è ancora più importante di quelli precedenti, è che una biblioteca comunale crea aggregazione entrando anche nel ramo sociale. Gli studenti potranno usufruire di spazi propri, conoscersi, scambiare opinioni, avere un luogo fisso e condiviso di incontro per poter portare avanti studi di ogni genere. Alla base della nostra società ci deve essere un senso di comunità che non si trova su internet e per cui la tecnologia deve essere d’ausilio e non di rimpiazzo. Vivere una biblioteca significa viverla con i propri coetanei e concittadini; significa creare un punto di riferimento. Troppe volte ci siamo soffermati sul fatto che per arginare dei fenomeni sociali giovanili oscuri bisognava partire dalla cultura, e la cultura è tale se condivisa e comunitaria.
Insomma, ogni città ha bisogno di spazi sociali e culturali per la propria popolazione. Poi, e chiudo, ci terrei a far notare che in particolar modo si aiuterebbero quei giovani nettunesi che purtroppo sono costretti a recarsi nella biblioteca della vicina Anzio per i propri studi.
Mirko Sannini