EcoX: diossine alle stelle. I consigli della dottoressa Verduchi dell’Ona

nube-nera-640x427L’Arpa Lazio ha reso noto gli ultimi dati delle analisi effettuate nei pressi del rogo della ECO X di Pomezia: le polveri sottili sono rientrate nei parametri ma i valori delle diossine sono elevatissimi.
I dati del 10 maggio, resi noti oggi, confermano che le concentrazioni di PM10 stanno tornando ai valori caratteristici stagionali della qualità dell’aria anche nelle immediate vicinanze dell’incendio.
Per quanto riguarda le misurazioni effettuate con campionari specificatamente installati nelle immediate vicinanze dall’incendio, nonché nel plesso degli uffici del Comune di Pomezia, in piazza Indipendenza, sono stati raccolti i filtri per la determinazione del PM10. Nella seguente tabella si riportano i risultati ad oggi disponibili relativi alle concentrazioni medie di PM10

La concentrazione di benzo(a)pirene, l’unico idrocarburo policiclico aromatico (IPA) normato, è superiore al valore limite annuale pari a 1 ng/m3. Le concentrazioni di policlorobifenili (PCB), per i quali non è stabilita una concentrazione di riferimento, sono risultate sensibilmente superiori a quelle rilevate normalmente in aria ambiente. Le concentrazioni di diossine e furani, per le quali l’OMS ha indicato come riferimento indicativo per ambienti urbani un valore di 0,1 pg/m3, sono risultate estremamente più elevate del suddetto valore, presumibilmente a causa dell’entità e del materiale combusto durante l’incendio.

“Ci sono diossine per 77,5 picogrammi al metrocubo, a fronte di un fondo naturale di 0,1 picogrammi al metrocubo, cioè 775 volte in più rispetto al limite consentito”, dichiara l’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto. “E’ necessario che il sito venga posto in sicurezza e bonificato e vengano rimossi tutti i residui della combustione, e attraverso la caratterizzazione, vanno adottate ulteriori misure. Intanto, vanno utilizzate le maschere e tanta tanta acqua. Questa mattina, in sede di sopralluogo, abbiamo notato che non ci sono costanti getti d’acqua sull’asfalto, e sui luoghi abitati circostanti, sugli androni e sui piazzali. Per questo motivo dettiamo un aggiornamento del decalogo, e ci prepariamo ad ulteriori iniziative”.
Ecco, inoltre, il parere medico della dottoressa Patrizia Verduchi dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
L’amianto
“L’amianto, presente nei capannoni dell’EcoX di Pomezia, a distanza di una settimana è ancora depositato sotto le macerie, incendiate dal rogo. Si tratta di “fibre libere”, cioè facilmente respirabili, in quanto trasportabili dal vento che in questi giorni non è mancato.”, dichiara la Dott. Patrizia Verduchi, Consulente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. “Ora la cosa importante è puntare l’attenzione sulla bonifica del sito che dovrà esser fatta nel totale rispetto delle procedure e delle normative. La zona dovrà essere adeguatamente bagnata servendosi di prodotti incapsulanti per evitare un’ulteriore aerodispersione delle fibre. Stessa attenzione bisogna rivolgerla alla presenza di diossine rilevate nell’aria”.
Le diossine
Le diossine sono “molecole pesanti” biopersistenti e anch’esse trasportabili che però, a differenza dell’amianto, una volta depositate si legano con sostanze grasse. I cittadini devono continuare a seguire le raccomandazioni indicate (utilizzo mascherine, evitare il consumo di frutta e verdura della zona, tenere i bambini lontani, etc) in quanto non è possibile determinare una distanza oltre la quale il rischio si annulla. Purtroppo, non è semplice monitorare con precisione la diffusione di queste sostanze cancerogene, a causa delle turbolenze atmosferiche che progressivamente possono aver trasportato e veicolato gli inquinanti a diverse distanza dalla sorgente. Il tenore aerodisperso di questi inquinanti andrebbe, comunque, monitorato a medio e lungo periodo”.
Rischio amianto anche in caso di ingestione
L’amianto nell’acqua è cancerogeno.
L’amianto ingerito fa male, lo dice un rapporto dello IARC, agenzia di ricerca sul cancro dell’organismo Mondiale della Sanità (OMS). Il rapporto recita: “Esistono prove sufficienti per la cancerogenicità di tutte le forme di amianto per l’uomo. Provoca il mesotelioma, il cancro del polmone, della laringe, e dell’ovaio. Inoltre sono state osservate associazioni positive tra l’esposizione a tutte le forme di amianto e cancro della faringe, stomaco, colon-retto Esistono prove sufficienti negli animali per la cancerogenicità di tutte le forme di amianto Tutte le forme di amianto sono cancerogeni per l’uomo”.
L’ingestione di amianto è considerata “esposizione primaria” al pari dell’inalazione.

Quanto agli altri agenti cancerogeni/patogeni presenti.
Le diossine hanno un effetto cancerogeno ritenuto causa di linfomi e tumori ai tessuti molli data la tendenza ad accumularsi nelle cellule adipose e determinano alterazioni epatiche, neurologiche e polmonari.
Molto diffusi sono anche i rischi cutanei.
Determinano interferenze con il funzionamento cellulare provocando l’alterazione delle ghiandole endocrine, soprattutto tiroide, timo e ipofisi, con un’azione pre-cancerogena, con squilibrio ormonale, rischio di malformazioni genetiche fetali. Possono causare disturbi della crescita e dello sviluppo psicomotorio e determinare sterilità e scarso sviluppo dell’apparato riproduttivo.

Raccomandazioni/decalogo diffuso dall’ONA in relazione ai rischi.
1) Per chi è nelle immediate vicinanze (entro 1km): si consiglia di evacuare le abitazione quantomeno per i prossimi 7-10 giorni per poi farvi ritorno dopo lavaggio con acqua. Evitare assolutamente il lavaggio a pressione perché alza le fibre di amianto e quindi ne crea aerodispersione e quindi il rischio di inalazione;
2) Uso di maschere. Tenendo presente il rischio amianto in ragione di quanto dichiarato dalla Procura della Repubblica di Velletri, l’Osservatorio Nazionale Amianto consiglia l’utilizzo di maschere con filtro FFP3. Tale raccomandazione è rivolta principalmente a coloro che vivono nelle zone limitrofe il rogo (e comunque entro i 5km). Tali dispositivi sono sufficienti per evitare il rischio di inalazione di polveri e fibre di amianto. Tenendo presenti i venti, non può essere escluso il rischio anche per distanze più elevate. Fino a che non ci sarà una copiosa pioggia, sarebbe opportuno continuare a utilizzare le maschere ai fini precauzionali;
3) Rischio alimentare: il rischio più elevato è l’eventuale consumo di frutta e verdura coltivati nelle zone limitrofe il rogo. Si consiglia di evitare il consumo dei cibi prodotti nei 5 km dal rogo. Per i cibi prodotti oltre i 5 km, è necessario un lavaggio con abbondante flusso d’acqua, anche se non sempre queste misure igieniche possono essere ritenute sufficienti. Il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli;
4) Rischio per il consumo di acqua: per le attività entropiche (cucinare, misure igieniche del corpo e della casa, etc.) e specialmente per bere è sconsigliabile l’utilizzo di acqua che possa risultare contaminata, in particolare quella dei pozzi. Per i prossimi 10 giorni, occorrerebbe consumare esclusivamente acqua in bottiglia;
5) Per quanto riguarda i bambini e chi ha problemi respiratori, sarebbe preferibile che nell’arco di 5Km dal rogo sia ridotta al minimo l’esposizione dei bambini (e delle donne in stato di gravidanza);
6) Per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.
7) Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi che potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti. Queste entità metereologiche agiscono in modo avverso alla salute degli abitanti della zona interessata dall’incendio, favorendo l’aero-dispersione dei veleni su aree più ampie. Meglio sarebbe stato il contributo di detersione dato dell’acqua piovana, ma ciò non è programmabile.
8) Le istituzioni deputate agli accertamenti dovrebbero agire tempestivamente e fornire tempestivamente le indicazioni circa gli agenti cancerogeni e patogeni sprigionati dalla nube, il livello di presenza nell’aria e nel suolo, al fine di poter calibrare la misure preventive al reale rischio. È fondamentale che i rilievi siano eseguiti nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto più lontano queste rilevazioni verranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.
9) Per gli edifici pubblici e scuole e per gli opifici industriali: per le parti esterne, utilizzare getti d’acqua in grado di risolvere la problematica legata alla eventuale presenza di fibre; allo stesso modo anche gli stessi terrazzi e balconi possono essere lavati con abbondante quantità di acqua e sapone (tipo quello di Marsiglia). Si deve evitare la candeggina per il rischio di interazione con le diossine e altri cancerogeni.

Ricordiamo che l’Osservatorio Nazionale Amianto è ancora operativo con la sua unità di crisi. L’emergenza viene fronteggiata con l’attività h24 di tutti i volontari: i coordinatori, Sigg.ri Antonella Franchi (328 /4648451) e Antonio Dal Cin (0773/511463), che rispondono al telefono e alle e-mail (osservatorioamianto@gmail.com), e i medici: la Dott.ssa Paola Calvaresi, specialista in anestesia e rianimazione, igiene e medicina preventiva – medicina del lavoro, e dirigente medico della ASL Roma 5, il Prof. Luciano Mutti, oncologo di fama internazionale.