Permettetemi una riflessione- “Guardare il mondo da stupiti…”

di  Menuccia Nardi

listenerIeri non ho scritto, mi sono goduta un po’ la mia festa, mia e di tante altre donne che come me ogni mattina hanno la gioia e la fortuna di sentirsi chiamare mamma… fortuna sì, perché essere genitore, prima ancora di essere una scelta, è un dono della vita – o un dono di Dio, dipende dai punti di vista – sicuramente non un merito. Quello arriva dopo, semmai. Perché ci piace pensare che ci siano gesti che in qualche modo ci rendono degni della gioia immensa che abbiamo ricevuto: quando ti alzi di notte per misurargli la febbre, quando metti la sveglia prima la mattina per preparargli la colazione, quando per lui rinunci, e la rinuncia non ha mai il sapore di un sacrificio, ma è solo la scelta quotidiana di amare incondizionatamente un altro essere umano.

Ma basta questo per essere un bravo genitore? Direi di no e sicuramente non basta man mano che i figli crescono e i problemi diventano altri. Penso già alla prima volta che vorrà uscire la sera: mentalmente ho già pianificato travestimenti improbabili e piani di pedinamento da libro giallo, già consapevole che se mi scoprisse produrrei un danno di proporzioni inenarrabili… sì, perché in fondo lasciare libertà ai figli dovrebbe voler dire anche lasciarli liberi di sbagliare… O no? Onestamente in questo momento non ne sono così certa. Il mio ruolo non dovrebbe essere anche quello di “impedirgli” di sbagliare? O è solo il mio senso di protezione a parlare? Non lo so, sono ancora dubbiosa e impreparata sull’argomento: quando sarà il momento probabilmente farò quello che mi consiglierà il mio cuore – e dunque le mie probabilità di fare la cosa sbagliata sono altissime, perché il cuore è spesso un consigliere poco obiettivo.

Di una cosa sono certa, però: sarò stata una buona madre se diventerà una persona onesta e perbene, di quelle che per capire chi sia la gente dice «ma chi, quel bravo ragazzo?». Allora sì, almeno metà del mio compito l’avrò fatto bene.

E credo che l’unica strada per raggiungere l’obiettivo sia insegnargli il rispetto.

Rispetto per sé stesso, prima di tutto – perché perdersi in una serata con una pasticca o rischiare la vita per farsi una foto sui binari non rende fichi, ma solo irresponsabili.

Rispetto per la persona che avrà accanto – perché voglio che abbia sempre presente che è un essere umano a cui volere bene, non un oggetto da possedere.

Rispetto per il mondo che lo circonda – perché imbrattare un monumento o farsi un bagno in una fontana non ha niente di divertente, è solo incivile. Ho in mente una frase che ci ripeteva una mia insegnante tanti anni fa: “Guardatevi sempre intorno da stupiti, e non da stupidi”. Vorrei che mio figlio rimanesse così, stupito del mondo che lo circonda…

Oggi davvero ho scritto per me, mancava solo che iniziassi con «caro diario…». La rubrica dovrebbe essere ribattezzata, da “Permettetemi una riflessione ” a “Perdonatemi la debolezza”, per questa volta!