Permettetemi una riflessione… Il silenzio mi spaventa

telefonodi Menuccia Nardi

Negli ultimi giorni si è sentito parlare spesso di Blue Whale. Abbiamo letto, abbiamo ascoltato, abbiamo visto immagini… È un gioco macabro, ma forse chiamarlo gioco non è esatto: diciamo che è una pratica – frutto di una mente insana, concedetemi di dirlo, e degna, direi, del più avvezzo tra i sadici – portata avanti tramite i social da fantomatici “curatori” che , imponendo 50 prove in 50 giorni, istigherebbero i giocatori, per lo più ragazzini, ad atti di autolesionismo, fino ad un ultimo gesto estremo, il suicidio, l’ultimo spiaggia, per l’appunto ( il nome, infatti, Balena Azzurra, deriverebbe dall’abitudine delle balene a spiaggiarsi e morire). Le opinioni al riguardo sono discordanti, c’è chi dice che non si possa provare un effettivo legame tra i suicidi e le chat, che episodi di autolesionismo ci sono sempre stati e la contropartita di tanta risonanza mediatica è proprio l’emulazione. Tuttavia direi di non sottovalutare il fenomeno, che è comunque indicativo di un pericolo, e che costituisce, credo, l’incubo peggiore di ogni genitore: il rischio che nostro figlio stia soffrendo, si stia e gli stiano facendo del male, e noi non lo vediamo. Me lo ripento come un mantra…e noi non lo vediamo…
Ma è davvero possibile? Può esserci realmente un cambiamento così drastico e un genitore non lo veda? Tutti pronti a dire di no, credo, stiamo così attenti! («Può capitare al figlio del cugino del panettiere che è sotto casa di mia suocera, ma a me non credo proprio!»). Questa possibilità esiste, invece, e prima ne prenderemo coscienza, prima saremo in grado di aiutare i nostri ragazzi. Partiamo da un presupposto, non siamo infallibili. Non esiste il patentino del genitore perfetto, e con tutta la buona volontà siamo e rimaniamo essere umani e quindi sbagliamo, altroché, e siamo genitori, spesso sbagliamo due volte. Siamo stati tutti figli e dovremmo ricordare quanto possa essere conflittuale il rapporto con un genitore, soprattutto da adolescenti: si tende un po’ a estremizzare tutto, si è ancora un po’ in confusione, e nel tentativo di capire se si è carota, zucchina, o mela verde si provano varie strade e il rischio, ovviamente, è di imboccarne una sbagliata. Occhi aperti, dunque. E soprattutto parliamo, parliamo con i nostri figli, anche a costo di farci una sana litigata – ben venga se è necessaria – ma non lasciamo terminare la giornata con parole non dette, con dubbi inespressi, e mai nel silenzio. Il silenzio, più di tutto… il silenzio più di tutto mi spaventa.