di Menuccia Nardi
Sabato sera non sono uscita – e fin qui poco importa, naturalmente – ma voglio condividere la mia scelta di rimanere a casa davanti alla tv perché sono convinta di essere stata in buona compagnia. Credo che molti tra noi abbiano preferito restare a casa e penso lo abbiano fatto con un solo intento: in televisione c’era qualcosa di interessante da vedere. E in effetti gli ascolti tv del giorno dopo lo confermano. Il 1° luglio, in un sabato sera d’estate, di quelli in cui di solito preferiscono dare repliche di programmi già visti o vecchi film per i più nostalgici, oltre 5 milioni di persone si sono sintonizzate su rai 1, che ha totalizzato circa il 36% di share. Gli altri che sono usciti probabilmente sono andati al cinema, ma a vedere la stessa cosa, sebbene in versione integrale. Gli altri ancora? Molti erano lì: 220 mila o poco più, al Modena Park, per partecipare a un evento musicale senza precedenti – mai tanti biglietti venduti per assistere ad un solo artista – una gioia per gli occhi ed estasi pura per le orecchie: il concerto di Vasco Rossi per i suoi 40 anni di carriera.
Le immagini televisive che riprendono la scena dall’alto danno subito un colpo al cuore e mostrano una folla umana interminabile, di cui non si distingue la fine, un oceano di braccia e di mani con i telefonini accesi, pronti a riprendere e fotografare mentre cantano a squarciagola le canzoni del Blasco nazionale. Vederlo da casa è stato bellissimo, emozionante, ma sicuramente neanche lontanamente paragonabile all’emozione di quanti erano lì e hanno assistito a uno spettacolo eccezionale, curato fin nei minimi dettagli, dalla scenografia alle scelte musicali. Emozionato ed emozionante anche Gaetano Curreri, la voce storica degli Stadio, che seduto al pianoforte accenna le note di alcune delle canzoni più belle di Vasco (tra cui una delle mie preferite, “La Nostra Relazione”) e introduce lo stesso Vasco che canta “Anima Fragile”. Brividi.
Chi ha partecipato a quest’evento tra qualche anno potrà dire «io c’ero», e avrà ben diritto di esserne orgoglioso, soprattutto perché parliamo di un evento di queste proporzioni organizzato e realizzato in questo momento storico, in questi mesi, nei giorni in cui qualcuno ha provato ad intimorirci – inutilmente, vorrei sottolineare, e ne sono felice – a inculcarci l’idea che forse dovremmo cambiare abitudini. Ma «noi siamo questi e non cambieremo», lo avevamo detto proprio nell’editoriale all’indomani degli eventi tragici di Manchester, ricordate? E la partecipazione al concerto di sabato scorso lo ha dimostrato, così, tanto per chiarire le idee a quanti non lo avessero ancora capito. Continueremo ad uscire, in massa se necessario, e a cantare a squarciagola, sempre, ognuno la propria canzone, ognuno con un’“Albachiara” nel cuore.