Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: L’industria della pesca
I fratelli Cristoforo, Ferro e Ottone Tontini nel 1959 acquistarono una nave tedesca e la ristrutturarono come peschereccio transoceanico nei cantieri navali di La Spezia. Nel maggio dell’anno successivo partirono alla volta del nord-ovest dell’Africa. La nave, denominata CFO Tontini I, pesava ben cinquecentocinquanta tonnellate e fu la prima di una serie d’imbarcazioni sempre più grandi attrezzate per la pesca oceanica.
Furono poi varate le Tontini II, III e IV, il Madre Serenitatis lungo sessanta metri, e la Tontini Assunta Madre di cento metri, all’epoca il peschereccio più grande d’Europa. La nave, con una stazza lorda di tremila settecento tonnellate e una potenza di motori pari a tremila settecento cavalli, occupava ben cinquanta persone tra equipaggio e operai che evisceravano e surgelavano il pescato all’interno della piccola fabbrica di bordo. La permanenza in alto mare dell’Assunta Madre, che pescava tra le coste dell’America del nord e l’Africa occidentale, poteva raggiungere anche i centoventi giorni. Quando la nave era ancorata in porto conferiva al molo un aspetto maestoso ed elegante allo stesso tempo.
Anche altre famiglie portodanzesi, tra cui i Di Fazio, i Sannini, e i Falaschetti, iniziarono ad armare grandi barche da pesca. Fu così che il porto di Anzio si avviò a diventare uno degli scali più prestigiosi e importanti d’Italia, raggiungendo traguardi veramente lusinghieri. La presenza di una flottiglia così imponente favoriva il lavoro delle officine meccaniche, tra cui ricordiamo le famiglie Gargana, meccanici di fiducia degli offshore di Giovanni Agnelli, gli Zori e i Giovagnoli e i meccanici dei Tontini, pronti anche a volare a Dubai e New York per soccorrere le imbarcazioni con i motori in avaria.
Al ritorno degli imponenti pescherecci entravano in azione gli scaricatori di porto, che trasportavano sulla banchina le tonnellate di pescato e surgelato. In quegli anni la cantieristica locale si avvaleva della straordinaria opera dei maestri d’ascia fratelli Gallinari e fratelli Tulli, creatori di rimessaggi per barche molto all’avanguardia.
La Navaltecnica, oggi Cantiere Navale Anzio, viveva il suo momento migliore con la costruzione in Italia delle prime imbarcazioni in cemento, come i prototipi dell’ingegnere Pier Luigi Nervi, e di navi antiche identiche a quelle originali per realizzare film a livello internazionale tipo Cleopatra con Elizabeth Taylor e Richard Burton.
Tutto ciò avveniva in un periodo molto prospero per Anzio, grazie al fiorente turismo e all’occupazione garantita dai nuovi insediamenti che diedero un forte vigore alla crescita della città. Mai come in questo momento l’industria della pesca rappresentò per l’economia portodanzese un vero e proprio miracolo.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042