Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: Il primo giorno di lavoro alla Palmolive
Dopo il ritorno degli sfollati in una città rasa al suolo e piena di macerie, ad Anzio l’unica opportunità di lavoro era rappresentata da qualche piccolo peschereccio o cantiere edile. I campi e le vigne nell’entroterra erano ancora tutti da bonificare dalle mine e dai residui bellici. I pescatori ripararono le barche sopravvissute ai bombardamenti e grazie al valido aiuto tecnico dei pochi meccanici anziani rimasti, le dotarono dei motori di vecchi carri armati. Pian piano riprese anche il turismo, che però offriva opportunità lavorative stagionali non sufficienti al mantenimento della famiglia. Nel 1953 in località Padiglione iniziarono a costruire la fabbrica della Palmolive, azienda statunitense leader nella produzione e distribuzione di prodotti per la cura del corpo, dell’igiene orale e della pulizia della casa.
I portodanzesi ne furono entusiasti poiché a quei tempi l’insediamento di un’industria americana riaccendeva la speranza a molti residenti che avevano bisogno di un lavoro. Vicino era il ricordo degli anni Trenta in cui la Italcable, incaricata di posare il cavo telefonico sottomarino transatlantico dall’Italia all’Argentina, aveva aperto una sede ad Anzio, retribuendo molti portodanzesi con stipendi ragguardevoli.
Per il lavoro di reclutamento degli impiegati e degli operai fu costituito nel Comune di Anzio un gruppo di esaminatori che doveva selezionare solo chi risultava idoneo alle varie mansioni previste nella fabbrica.
Feci domanda di lavoro alla Palmolive che ero ancora un ragazzo, studente di ragioneria al terzo anno, a quei tempi cosa non da poco. I giovani della mia età avevano dovuto lasciare gli studi per aiutare a mantenere la famiglia e avevano per la maggior parte la quinta elementare.
Una mattina del 1957 fui chiamato al Comune di Anzio per la prova attitudinale e qualche mese più tardi fui convocato dalla direzione distaccata della Palmolive, dove operava il capo del personale dottor Avarone e la signora Iole Nardini, che mi comunicarono la mia assunzione. Avevo appena diciotto anni.
La fabbrica assunse circa cinquecento persone, quasi tutte di Anzio e Nettuno, e per l’avviamento e la costruzione dello stabilimento spese circa cinque miliardi di lire. La Palmolive creò un forte indotto, dando vita sul territorio a tutta una serie di piccole fabbriche satelliti come il Tubettificio del Tirreno e la Vosa Sud, oggi Smurfit, produttrice di imballaggi di carta e cartone.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042