Rieccoci qui, grazie ad un assist di un carissimo compagno di Moto, ho avuto un’illuminazione su questo pezzo: voglio ricordare le moto che ci hanno fatto sognare quando avevamo 16 anni od anche meno. E’ chiaro che mi sto rivolgendo alle classi di “nativi” che vanno più o meno dal ’74 all’82, perché poi per gli altri il fenomeno delle piccole “bombette” 125cc 2T è deflagrato mestamente. Diciamo che l’età dell’oro per queste mini-belve è stata breve ma intensa, infatti il boom vero e proprio si è manifestato negli anni dal 90′ al ’95, tanto che fosse giustificata la presenza di una rivista ad hoc dedicata solamente alle piccole cilindrate (50/125cc) che era la mitica, per chi la lesse, “LA MOTO JUNIOR” emanazione del più famoso mensile “LA MOTO” che purtroppo ha cessato di esistere. Qualche anno prima, isolati casi di successo sono stati registrati nel nome delle varie CAGIVA ALETTA ORO, FRECCIA ROSSA, HONDA NS/F, APRILIA AF1, e le meno fortunate GILERA KZ, KK ed MX1.
Gli altri saranno interessati meno ma forse non è poi cosi scontato, magari la curiosità nei più grandi o più piccoli, languirà nel sapere cosa ci ha appassionato fino allo spasimo nell’età adolescenziale oltre ad altre cosette note a tutti “tipiche” di quei periodi inevitabilmente dominati da tempeste ormonali… ci siamo capiti immagino…
Molto importante è ricordare che alcuni di questi piccoli gioielli davano vita ad un campionato che svezzò centinaia di piloti e mise in luce talenti fortissimi: La SPORT PRODUCTION! Categoria intelligentissima partita con l’idea di far correre quante più persone possibile a costi “umani” che poi purtroppo è scemata in una infinita rincorsa alle prestazioni, innalzando i costi all’inverosimile e quindi lontana anni luce dall’idea originale. Ma questa era ed è colpa della nostra tipica cattiva abitudine di portare ogni cosa al limite del professionismo, per eccesso di egocentrismo e protagonismo, immagino.
Bene i più giovani non ci crederanno ma queste piccole moto erano vendute in migliaia di unita, rappresentavano “il” mercato, le case costruttrici vivevano grazie a loro e la guerra alle prestazioni (spuntata dalla famosa Aprilia RS 125 del ’93, la più veloce e potente in assoluto) ha portato a velocità vicine ai 200 Km/h ed in alcuni casi, potenze che andavano ben oltre i 30CV all’albero. Ora le 125 attuali sono state soppresse a limiti (forse più consoni) maggiormente restrittivi e sono solo lontane parenti, anche nella componentistica, delle loro progenitrici. Anche i prezzi purtroppo erano in linea con le prestazioni, infatti per accaparrarsi uno di questi piccoli gioielli della meccanica, occorreva sborsare cifre vicine agli otto milioni delle vecchie lire (circa 4,150€ attuali), pensando che per una seicento sportiva credo si andasse dai 16 ai 23 milioni è tutto dire… Un povero papà di allora doveva sudare le famose sette camicie per accontentare il figliuolo. Oggi con il costo di una di quelle 125 si può acquistare un’onesta Naked di media cilindrata, che però in certi casi sarebbe sverniciata regolarmente da una vecchietta di quei tempi!!!
Visto il titolo del pezzo, parlando di “miti”, inizierei questa mini rassegna proprio da lei, la bellissima CAGIVA MITO 125, sogno costosissimo di tutti i brufolosi ragazzi freschi di patente e non. Rappresentava un’evoluzione tecnica e prestazionale esagerata rispetto ad altri “secchi” che giravano all’epoca, facendo diventare obsoleto tutto ciò che l’avesse preceduta. Fu la prima ad avere una splendida carena totalmente coprente (anche il telaio) con una pulizia nelle linee unica e dal design veramente accattivante. Inoltre la dotazione tecnica era veramente alta, telaio perimetrale in alluminio, freni brembo oro con un 320 all’anteriore, strumentazione racing con il contagiri al centro in bella vista, di colore bianco, e sopratutto, quello che più interessava a noi ragazzini “sboroni” un motore da 34 dico 34CV stimati e probabilmente molto realistici, che permetteva a questo gioiellino di suonare anche qualche moto “grande” in più occasioni. Erano gli anni d’oro della casa Varesina, del grande e recentemente scomparso Claudio Castiglioni, che proprio pochi anni prima salvò la Ducati dal fallimento, infatti molti modelli ebbero degli incroci di design e componentistica, addirittura per qualche anno le Rosse Bolognesi portavano un piccolo Elefantino stilizzato impresso nei quadranti delle strumentazioni a conferma della presenza massiccia di Cagiva nell’anima Ducati. Non a caso il design della Mito ha ispirato uno dei più grandi successi di tutti i tempi e dell’accoppiata Tamburini/Castiglioni: la DUCATI 916. I puristi delle Rosse si incazzano come belve quando sostieni loro questa cosa, ma è un dato di fatto e la parte posteriore della coda, tradisce inconfutabilmente questa parentela (vedi immagini sotto, nel modello restyling “MITO EV” è ancora più evidente la somiglianza dell’anteriore perché realizzata dopo il ’94) .
Il modello che forse ricordiamo con più affetto è sicuramente la versione “7 Lawson”, che non solo riprendeva le grafiche della 500 da gran premio utilizzata dal pluri-campione statunitense, ma anche e sopratutto il sette stava ad indicare il numero delle marce del cambio, che rappresentavano una novità assoluta rispetto alla concorrenza.
Questa era sicuramente la versione più ambita, la quale faceva sognare di essere partecipe ad un vero e proprio gran premio, inoltre c’è da dire che questa moto è stata protagonista di un campionato mono-marca che ha svolto la funzione di vivaio per campioni in erba, avendo il merito di aver dato il via alla carriera del più grande motociclista in attività, il nostro VALE ROSSI. Infatti dopo il periodo delle mini-moto, la Cagiva Mito è stata la prima moto “vera” su cui il Valentino ha posato le chiappe per la prima volta. Questo grazie alle conoscenze che papà Graziano aveva con Castiglioni. Anche qualche altro ragazzo talentuoso ha cavalcato in tempi contemporanei questa piccola 2T con meno fortuna, ma questa è un’altra storia…
Le colorazioni più belle e riuscite secondo me sono state la “Lucky Strike, la Lawson, ed anche la Nero/Verde non era male; la meno accattivante era la versione che dava sul turchese che di sportivo poco aveva, una grafica curiosa invece poteva essere la “Denim”, in quegli anni infatti era usuale la partnership da parte delle case motociclistiche con ditte extra settoriali, pratica che era stata mutuata pari pari dal settore auto, vi ricordate le varie 205 “Charro”, “Lacoste” e Y10 “Fila”, “Armani”, “Missoni” etc… Per chi volesse riassaporare qualche ricordo, eccovi alcuni link molto interessanti:
http://youtu.be/RuiTDprsWGU
http://youtu.be/0Q8mXtt44YM
Un interessante sito che vi consiglio è www.125stradali.com tenete con voi qualche fazzoletto perchè secondo me vi commuoverete molto!!!
UN LAMPEGGIO A TUTTI, a Martedì prossimo con la 2° Puntata!
Adriano Santucci
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