Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un genitore di un alunno del plesso Ambrosini di Anzio
Quando la pezza è peggiore del buco.
Mai aforisma più appropriato per descrivere la spiacevole, quanto incresciosa, vicenda che stanno vivendo alcuni alunni della scuola materna del Plesso Ambrosini. Per meglio comprendere il seguito è utile ricordare che la classe in questione è composta da 21 alunni, di cui una con grave disabilità. Nuovo anno scolastico nuova classe; detta così nulla di sorprendente, se non fosse che l’attuale ubicazione sin da subito è apparsa in pessime condizioni sia in
termini di decoro sia, e soprattutto, in termini di spazi vitali che devono essere garantiti per ciascun bambino.
Le rimostranze di noi genitori sono state immediate. Inizialmente, l’Amministrazione scolastica ha assicurato che l’aula in questione possedeva tutti i requisiti necessari ad accogliere i ragazzi. Le rassicurazioni, però, non sono bastate, così a fronte di ulteriori richieste più dettagliate sia verbali sia in forma scritta – ho personalmente inviato istanze tramite PEC sia all’amministrazione scolastica sia a quella comunale– qualcosa è iniziato a cambiare.
L’Amministrazione scolastica ha modificato le sue posizioni. Ritengo che tra le tante mancanze, infatti, quella relativa allo spazio vitale per ciascun allunno fosse quella più evidente, immediatamente confermata dal fatto che non fossero stati rispettati i limiti vigenti. Detto in parole più semplici, c’è il fondato rischio che possa verificarsi un problema di sovraffollamento, con tutte le conseguenze del caso. A questo punto la soluzione avanzata, solo verbalmente, risulta ancor più inaccettabile, ossia i bambini saranno spostati in un’aula più grande e nell’attuale
aula andranno altri piccoli alunni che sono in numero minore. Tutto risolto. Assolutamente no; diverrebbe così una guerra tra poveri, se non era adeguata prima non può esserlo ora solo perché, con qualche bimbo in meno, riesco
a racimolare i centimetri necessari per rientrare nei paramentri. La presenza di un dislivello all’interno della classe, con una pavimentazione disomogenea nonché rovinata e/o assente; l’esistenza di un piccolo muretto all’interno dell’aula, uno spazio complessivo che continua a risultare angusto, sono tutti elementi che rimangono!
La soluzione più logica e accettabile sarebbe quella di riposizionare le aule come era nel precedente anno. Facile, ma non realizzabile. Perché? Perché come ci è stato comunicato, sempre verbalmente, dallo scorso anno piove all’interno di due aule, quindi dichiarate inagibili e da qui la necessità di ricollocare altri studenti. Per renderle nuovamente praticabili servirebbero interventi del Comune, quale ente proprietario, che ad oggi non sono stati ancora realizzati. Per dirla tutta l’intero stabile, sia internamente che esternamente, richiederebbe interventi che lo rendessero più adeguato alla funzione che assolve. A questo punto il rischio di entrare nel labirinto del rimando di responsabilità è
elevato, ma sarebbe solo un modo per spostare il centro dell’attenzione. Avanzare ora, da parte dell’Amministrazione scolastica o del Comune, una sequenza di motivazioni (im)plausibili non aiuta di certo gli alunni a riavere i loro
spazi adeguati per le attività pedagogiche; unico vero obiettivo. Riprendendo l’aforisma iniziale, quindi, se c’è bisogno di mettere qualche “pezza” chi di competenza la metta, facendo in modo che non sia peggiore del buco, come
ad oggi sembra essere. Se poi oltre agli interventi di urgenza si attivasse una complessiva politica di ristrutturazione, tutta la comunità ne trarrebbe enormi giovamenti.
Roberto Fantozzi