Permettetemi una riflessione… No, non mi rassegno…

di Menuccia Nardi
helmet-2039482_960_720-fileminimizerIeri, 8 ottobre, l’Italia ha celebrato la 67° giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, e le statistiche e i numeri venuti fuori in occasione dell’evento non mi sono piaciuti affatto. Sì, perché nel nostro Paese gli incidenti sul lavoro non diminuiscono, aumentano, e nel primo semestre di quest’anno risultano in aumento anche le morti bianche rispetto allo stesso periodo del 2016. Sì, le morti sul lavoro si chiamano così, morti bianche… perché bianche? Me lo sono chiesta anch’io. E ho idea che il bianco, candido com’è, in qualche modo lasci trasparire l’idea che non ci sia dietro una mano insanguinata che ti pugnala alle spalle; è un’espressione che sembra quasi celare il pensiero che, alla fine della fiera, è stata in buona parte una fatalità. Un evento che in un Paese come il nostro può e deve essere evitato non può ridursi ad una fatalità. È una fatalità se esco di casa e durante un temporale improvviso un fulmine mi colpisce in pieno; è una fatalità se camminando per strada inciampo e finisco dritta contro un palo della luce che proprio non riesco ad evitare; ma che una persona si alzi la mattina per andare al lavoro e sia destinata a non rientrare la sera no, non ci sto. In Italia la cultura della protezione e della prevenzione sul lavoro esiste, eccome. Applichiamola, vi prego.

E penso ad una nota del Presidente Mattarella, una nota del 2 settembre (all’indomani degli incidenti sul lavoro di Lucca e di Mornico al Serio, nel bergamasco) che esordiva così: “Il nostro Paese non può rassegnarsi a subire morti sul lavoro […]”. Condivido in pieno, ovviamente, e io personalmente non mi rassegno.

Non mi rassegno al pensiero di quell’uomo o quella donna che una mattina si alza, si guarda allo specchio e si sistema la maglia nei pantaloni, e mentre finisce di pettinarsi di corsa  – perché poi trova traffico e rischia di fare tardi – pensa che all’uscita dal lavoro c’è la spesa da fare perché stasera è in programma il polpettone, e se fa in tempo passa dal bancomat perché domani scade l’assicurazione, e poi bisogna andare in cartoleria perché a scuola i bambini devono portare i colori a tempera… E invece no, non ci sarà la spesa e nessuna cena e all’assicurazione penserà qualcun altro, e anche ai bambini e alla scuola, perché il lavoro chiama e dal lavoro quell’uomo stasera non tornerà. No, non mi rassegno.

Mi posso rassegnare ad una malattia, forse… A una calamità naturale, può darsi…

Ma che dal lavoro non si torni vivi o che insieme al desiderio di una vita normale e onesta vada messo in conto che può non esserci un domani no, non mi rassegno, non posso proprio…

 

dal blog https://inostriocchisulmondo.wordpress.com/