Permettetemi una riflessione… Attendo già l’ora del prossimo treno da prendere…

di Menuccia Nardi
Un paio di giorni fa, proprio sul blog, ho confessato di essere affetta anch’io in questi giorni dalla sindrome del “riepilogo di fine anno”. E ho deciso di dedicare alla mia “patologia” anche questo “permettetemi una riflessione” (chissà che parlandone se ne trovi la cura!).

clock-353168_960_720-fileminimizerIn effetti forse potrei aspettare ancora qualche giorno, in fondo mancano quasi due settimane alla fine dell’anno, ma so già che sarò intontita e appesantita da feste, regali, parenti, pranzi, cene, piatti della sera prima che si sommano a quelli del giorno dopo e di quello ancora successivo, nuove tavole apparecchiate e digestivi vari, sia quelli da supermercato (già messi in conto nella lista della spesa!), sia i più tradizionali metodi della nonna – a casa mia, per esempio, si usa tradizionalmente acqua e limone caldo per digerire (ma se invece quest’anno taglio la testa al toro e vomito direttamente vale come rimedio della nonna? Ci penserò).

Approfitto dunque di questa giornata di lucidità e salute – e relativa leggerezza – per scrivere un piccolo resoconto con il pieno ausilio delle mie facoltà mentali. E ho deciso di essere positiva. Oggi proprio non mi va di lamentarmi. Uno perché la pratica del lamento non mi è mai andata giù, e due perché comunque non ne ho mai compreso in pieno l’utilità. Per carità, forse per qualcuno fare l’elenco delle proprie disavventure ha un potere liberatorio, e lo rispetto, ma onestamente non è il mio caso. Ovvio, anch’io ho i miei motivi di tristezza, di rammarico, di rimpianto, di se, di ma e di forse però… ma farne l’elenco mi farebbe sentire meglio? Dubito.

Scriveva Seneca: “La memoria è labile nel ricordare i benefici, ma tenace nel ricordare i torti”.  E aveva ragione… Oggi, però, operazione inversa: i brutti ricordi non li dimentico, ma li tengo lì da parte come esperienza, e voglio pensare a quanto sono fortunata nonostante le mie sfortune, a quanto devo essere grata, grata per la famiglia rumorosa che mi riempie la vita e ne colma i silenzi – anche quelli apparentemente pieni di parole – grata per quello che ho nonostante quello che ho perso. Non penserò al treno che è passato, dunque, ma aspetto fiduciosa il prossimo, perché credo che nella vita di ognuno di noi, pur nella sua imprevedibilità, è comunque sempre previsto un prossimo treno da prendere. Per dove? Non lo so… per andare avanti, credo. Oggi ho scritto davvero solo per me. Spero mi perdonerete! Alla prossima.

 

Dal blog https://inostriocchisulmondo.wordpress.com