Questo è quel che resta della maestosa quercia crollata sotto il peso degli anni e delle malattie. Per centinaia di anni questo patriarca della natura, da cui prende nome la via dell’Alberone ha con le sue fronde abbellito il paesaggio della campagna romana e nettunese. Piante del genere hanno dimensioni eccezionali, veri e propri monumenti vegetali che conservano la memoria di eventi importanti accaduti nei secoli passati. Sono considerati veri monumenti per il valore storico-culturale, il valore paesaggistico, valore architettonico e le grandi dimensioni.
Riempiva gli occhi la sua grande chioma e il suo tronco possente, ha resistito ad incendi estivi e agli insulti di chi ai suoi piedi abbandonava cumuli di rifiuti. Ha donato bellezza e ossigeno, frescura ed energia. Oggi abbiamo perso un pezzo di storia del nostro territorio.
(Claudio Pelagallo)