L’Anzio cala il poker e si aggiudica il Torneo del Litorale

    I 2007 e i 2008 confermano il titolo, successo anche per i 2005 e i 2006

    Per il secondo anno consecutivo l’Anzio si aggiudica il Torneo del Litorale, manifestazione giunta alla sua terza edizione e che mette di fronte le migliori squadre delle Scuole Calcio del litorale sud di Roma, oltre ai velletrani della Fortitudo Academy. Un dominio assoluto per i neroniani, finalisti in tutte le categorie ad eccezione dei 2010, con Città di Aprilia e Città di Nettuno a contendersi l’unico trofeo senza neanche una compagine anziate all’atto conclusivo. Sui campi del centro sportivo G.S.D. Falasche, hanno aperto le danze i 2006 in un derby tra l’Anzio B e l’Anzio C, entrambe allenate dal responsabile del Settore Giovanile, Mario Guida, che ha visto i primi vincere per 3-2 in un duello emozionante ed equilibrato. Contemporaneamente, sui campi antistanti rispetto a quello principale, i 2007 e i 2009 davano vita a due match tiratissimi e risolti solo grazie alla lotteria dei tiri di rigore. Infallibili i ragazzi di Abbalini, che non sbagliano mai, ringraziano Simoncini, autore della parata decisiva nel quarto penalty della serie e poi festeggiano col piatto destro chirurgico di capitan Murasso, che non lascia scampo al portiere del Città di Aprilia. Meno fortunati i 2009 di Atzeni, sconfitti in una interminabile sequenza di shoot out e nonostante le parate di Papagna. Vincono due tempi su tre i 2008 di Ludovisi – che così come i 2007 avevano vinto anche lo scorso anno – contro una Virtus Nettuno Lido generosa ma poco incisiva in attacco mentre devono soffrire fino all’ultimo i 2005 di mister Ghio, sotto contro la Fortitudo Academy ma bravi a ribaltare il passivo nei due tempi successivi.

    3^ TORNEO DEL LITORALE – RIEPILOGO FINALI

    Cat. 2005: Anzio-Fortitudo Academy 2-1

    Cat. 2006: Anzio C – Anzio B 3-2

    Cat. 2007: Anzio-Città di Aprilia 2-2 6-5 d.c.r.

    Cat. 2008: Anzio-Virtus Nettuno Lido 2-0

    Cat. 2009: Anzio-Pelota 2-2, 4-5 d.c.r.

    testo e foto di Matteo Ferri