Il business dell’accoglienza in terra pontina

    riceviamo e pubblichiamo

    In queste ore abbiamo avuto l’ennesima riprova del fatto che dietro alla parvenza di solidarietà e accoglienza disinteressata, propinata ad ogni piè sospinto dalla imponente macchina di propaganda della sinistra immigrazionista, si celano ben più corposi interessi milionari. A far gola, come più volte da noi sottolineato, è la marea di soldi pubblici destinati al business dell’accoglienza ai presunti profughi. Partiamo con ordine, il caso delle due onlus pontine implicate nell’ultima ondata di arresti non è altro che l’esemplificazione di un mondo oscuro, e su cui sarebbe molto gradito si facesse luce. Proprio dalla voce degli inquirenti abbiamo appreso come sia quantomeno perfettibile, il controllo sia degli organi direttamente implicati in questa attività – cioè la Prefettura – e sia delle amministrazioni comunali che, sebbene non aventi responsabilità diretta, possono comunque verificare la sussistenza dei requisiti minimi di decoro e sanità all’interno dei luoghi ove tale presunta attività di accoglienza viene effettuata. Partendo dalle intercettazioni telefoniche, si è scoperto un giro di soldi spaventoso tutto ai danni delle casse pubbliche. I reati vanno dal falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture fino ai maltrattamenti. Alcuni dei soggetti operanti in queste organizzazioni, avevano già precedenti per reati fiscali quindi non si comprende come sia possibile affidare a dei pregiudicati in reati specifici, la gestione di una così grande massa di denaro. E’ di tutta evidenza che le leggi che finora hanno regolato questo fenomeno non sono sufficienti e che nella peggiore delle ipotesi, siano state create “maglie larghe” che consentono attività poco trasparenti. Di questi Cas (Centri di Accoglienza Straordinari) ve ne sono decine nella nostra provincia e sono tutti gestiti da onlus o presunte tali, che hanno stretti rapporti di collaborazione tra loro e che praticamente nessuno controlla. Il loro peso, anche politico, sta aumentando sempre di più arrivando anche ad essere soggetto attivo nelle campagne elettorali (il caso della 29 giugno di Salvatore Buzzi non è un caso isolato), prendendo chiaramente le parti di chi è “aperto” e “solidale” con tali attività. Il business dell’accoglienza è un pozzo senza fondo: ben 5 miliardi di euro – tanto spende lo Stato in questo settore – da spartirsi tra Onlus, associazioni e aziende. Questo business deve essere stroncato, e quelle risorse – che magicamente si trovano anche in periodi di crisi – devono essere impiegate in parte per chi è veramente bisognoso o profugo (circa il 10% della massa allogena che sbarca sulle nostre coste), e prevedere che il resto sia destinato al sostegno delle famiglie italiane bisognose. Viso che sono 5 milioni gli italiani che vivono in povertà assoluta. Chiediamo che anche nel nostro territorio vengano avviati controlli su coloro che gestiscono questi centri di accoglienza, in modo tale da sgomberare subito il campo su eventuali illeciti. La nostra posizione di ferma contrarietà a questo fenomeno è ben nota, tanto e vero che siamo stati gli unici ad opporci sia all’ingresso di Aprilia nel circuito Sprar e sia durante l’ultima campagna elettorale, parlando in estrema solitudine proprio del lato oscuro che si cela dietro le parole “solidarietà e accoglienza”. Nei prossimi giorni contatteremo il Ministro degli Interni Matteo Salvini, chiedendogli maggiore attenzione su questo tema nel nostro territorio. In tempi dove gli italiani sono ancora alle prese con i morsi della crisi economica, non è tollerabile gettare dalla finestra una montagna di denaro pubblico per far arricchire i paladini dell’immigrazione forzata. Noi come sempre saremo in prima linea su questa barricata.

    Emanuele Campilongo Daniele Ippoliti