Una rotonda sul mare. E’ un tipo di sistemazione delle intersezioni a raso, costituita da un anello nel quale confluiscono i bracci dell’intersezione; l’anello viene percorso dal flusso proveniente da ciascun braccio nel tratto compreso fra la sezione di immissione di quest’ultimo e quella del braccio di uscita. Tale risulta essere la definizione tecnica della rotatoria, croce e delizia anche della nostra città.
Essa ha molteplici finalità:
1) incrementare la sicurezza alle intersezioni, obbligando tutti i veicoli a rallentare e, all’occorrenza, a fermarsi in prossimità della rotatoria, e forzandoli a percorrere una traiettoria non rettilinea;
2) fluidificare la circolazione, in particolare fra strade dello stesso livello gerarchico, permettendo l’eliminazione dei semafori alle intersezioni;
3) evidenziare la presenza di un’intersezione, interrompendo la linearità visiva delle strade rettilinee.
Purtroppo l’obiettivo della fluidificazione del traffico ha finito per assumere carattere di prevalenza, in special
modo laddove la rotatoria ha permesso di eliminare i semafori, mettendo in secondo piano la necessaria
tutela della mobilità debole costituita da pedoni e da ciclisti. Infatti, se la rotatoria non viene progettata con
grande attenzione rispetto agli attraversamenti pedonali e ciclabili rischia di dimostrarsi più pericolosa
dell’attraversamento semaforico proprio per l’utenza appartenente a questa tipologia.
Ed è forse questo il caso di quella realizzata qualche anno orsono a Lavinio Stazione, all’altezza del Centro Commerciale “ Zodiaco “, ove sicuramente una buona fetta degli abitanti che risiedono in zona ha provato
pessime sensazioni nell’accingersi a raggiungere il lato opposto della strada. Sono rare, infatti, le autovetture
che si approssimano all’altezza delle strisce pedonali rispettando i limiti imposti nei centri urbani dall’articolo
142 del Codice della strada e che spesso rischiano di entrare in collisione con altri veicoli provenienti dal
parcheggio della Stazione ferroviaria che anziché imboccare la strada per raggiungere il cavalcavia, effettuano inversione di marcia davanti alla sede della Polizia Locale.
Ma non finisce qui in quanto la restante quota di piloti temerari spesso impegnata a trastullarsi col telefono
cellulare percorre la via Nettunense a velocità folli, impedendo l’uscita di chiunque dalle strade perpendicolari. Se il prezzo da pagare in nome dell’innovazione è quello di rimetterci la pelle, sarebbe meglio ritornare ai vecchi, cari, semafori. Nel caso in cui volessimo invece approcciare ad un moderno concetto di mobilità sarebbe il caso che le Istituzioni preposte applichino e facciano rispettare le regole perché non risulta reale che il progresso non sia possibile senza deviarlo dalla norma.