L’ex assessore all’ambiente Patrizio Placidi ed il dirigente Walter Dell’Accio rinviati a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio finalizzato al voto di scambio alle amministrative del 2013
di Valerio Pizziconi
Le indagini della Guardia di Finanza partirono a seguito di specifica denuncia per voto di scambio, presentata da alcuni ex dipendenti delle cooperative in servizio grazie ad appalti nel settore ambiente. In un esposto – denuncia presentato nel 2014 da Giorgio Giolini, ex dipendente della “Gesam” prima, e delle cooperative “Tutto servizi” e “Progetto Lavoro” poi, si chiedeva alle autorità giudiziarie di valutare “l’esistenza del reato di abuso d’ufficio finalizzato al voto di scambio”, facendo il nome dell’ex assessore Patrizio Placidi. Nella sua denuncia Giolini collega la decisione di non rinnovargli il contratto di lavoro alla scelta di candidarsi al fianco di Candido De Angelis, piuttosto che Luciano Bruschini.
Al dirigente Walter Dell’Accio, secondo la ricostruzione del Gip, vengono ipotizzate una serie di irregolarità burocratiche sulle assegnazioni e determinazioni per il pagamento dei lavori “sotto soglia” eseguiti dalle coop a partire dal 2010, la “tacita proroga del contratto di servizi” alle coop, la “violazione del divieto di frazionamento dell’appalto al fine di eludere le procedure di evidenza pubblica”, in alcuni casi “senza che tali provvedimenti fossero provvisti del preventivo visto di regolarità contabile ed in assenza di specifica determina attestante l’impegno di spesa, che veniva regolarizzata solo in seguito all’esecuzione dei lavori”.
L’accusa ipotizza che l’ex assessore Placidi “detenesse il controllo dei voti degli operai e dei soci delle coop in cambio della garanzia del servizio in proroga, attraverso la condotta tenuta dal dirigente”.
Discorso a parte merita la coop “Giva”, in cui emergono alcune incongruenze, la cui rappresentante legale ai tempi dei servizi era l’imprenditrice Valentina Salsedo, rinviata a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, viene contestata la posizione in qualità di consigliere comunale all’epoca dei fatti, nonostante la sua elezione avvenne solo un mese dopo le sue dimissioni dalla carica di amministratore.
Il rinvio a giudizio è stato disposto in quanto gli elementi raccolti non sono sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e necessitano di una verifica dibattimentale che non poteva essere espletata in sede preliminare.