“Lo spettacolo deve continuare”

di Fabiola Di Giacomo

E’ sera e inizio a sentire un odore diverso nell’aria. No, non è la salsedine che sto respirando negli ultimi giorni, da quando sono in questa nuova “casa”.
Una goccia e poi un’altra e un’altra ancora iniziano a posarsi sulla mia gobba: ecco che arriva un temporale estivo.
Vedo del trambusto intorno a me, le auto che riesco a scorgere dalla mia posizione si muovono in maniera diversa rispetto agli altri giorni, evitano le buche che, mano a mano, si riempiono d’acqua per diventare piccoli stagni collocati in luoghi tutt’altro che naturali, scende il buio e il traffico si placa lasciandomi spazio per pensare.
Chissà se, anche questa sera, nonostante la pioggia, si terrà lo spettacolo, chissà se le famiglie sono disposte a cercare ombrelli e golfini – andati in letargo in un angolo della casa per lasciare spazio a costumi e parei, più adatti alla stagione – per ripararsi dall’improvviso calo delle temperature e godersi, senza sentire freddo, una serata di “divertimento”.
Tra i miei pensieri, il primo è questo: era il 1978 quando, a Bruxelles, veniva proclamata, su iniziativa dell’UNESCO, la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali in base alla quale “nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo; le esibizioni e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale”. Dopo quarant’anni (quasi) nulla è cambiato. Certo, ci sono problemi di rilevanza maggiore da risolvere ma, con un po’ di sana organizzazione, si potrebbe trovare spazio e tempo per tutto perché, in fondo, un società sana è una società che presta attenzione a ogni pilastro che la sorregge e, tra questi, ritengo debba entrare di diritto anche l’educazione all’ambiente, sopratutto qui, in una bella città sul mare come Nettuno.
D’altronde, chi vuole conoscere il regno animale, nel 2018, ha la fortuna di potersi avvalere di internet, di documentari, di libri e, i più fortunati, potrebbero anche valutare un viaggio per saziare la loro curiosità. Perché, vedete, il punto è proprio qui: non si tratta di essere custoditi bene o male, non si tratta di essere amati o meno dai circensi, il problema è che, in un modo o nell’altro, per gli animali, il circo non è casa e, sopratutto, non è una scelta.
Ma, infondo, questa è solo l’opinione di un povero cammello da gabbia. Sarebbe bello, però, se qualcuno, tra gli esseri umani, provasse a dare voce ai nostri bisogni. Magari potrebbe servire a sensibilizzare, a far riflettere.
La pioggia aumenta, cade così forte da interrompere i miei pensieri, torno al mio posto.