“La morte di alcuni pesci barbi nel Fosso della Moletta di qualche giorno fa e la fioritura algale tra Marina di Ardea e Torvajanica sono cronologicamente sovrapponibili, ma ambientalmente non associabili a causa comune”. Lo dichiara il presidente della Commissione Ambiente del Comune di Ardea, Fabio Nobili, biologo e ricercatore del Crea. “Questi due eventi hanno tuttavia portato ad un’informazione completamente distorta, al punto da indurre alcuni bagnanti all’idea di un ipotetico inquinamento generalizzato dell’area – ha aggiunto – I risultati delle analisi fatte dall’Arpa hanno dipanato in maniera chiara l’origine di queste anomalie, dimostrando la loro[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup] origine naturale, che, ricorrentemente, anche in passato, ha coinvolto diverse parti d’Italia. Si è finalmente dimostrato che la colorazione giallo-marrone era dovuta ad un’abnorme proliferazione di un’alga bruna unicellulare, la ‘Fibrocapsa Japonica’ la cui componente cellulare jalina è colorata di bruno; la enorme biomassa proliferante di questa componente di fitoplancton ha provocato l’intensa colorazione dell’acqua marina; esempi eclatanti di queste abnormi proliferazioni le abbiamo avute nell’adriatico ma anche nelle acque interne dolci come quelle ricorrenti nel lago di Tovel, nel parco naturale dell’Adamello-Brenta. Per proliferare, questa alga ha bisogno di alcuni fattori di crescita, in particolare la temperatura pelagica (22-25 °C), e il grado di salinità che deve essere elevato (fatto questo assente nelle acque dolci), come accade per il fosforo e l’azoto, fattori (guarda caso) ubiquitari nella crescita di tutti gli organismi viventi. Gli eventi fin qui riconoscibili sono legati ad una situazione improvvisa di eutrofizzazione di un bacino idrico, determinate da particolari condizioni del suolo e del clima che favorisce la crescita di alcune varietà di fitoplancton rispetto ad altre conosciute. Queste alghe sono note fin dal 2000 quando, per la prima volta, fecero la loro comparsa nel livornese”. “Aggiungo, come è semplice riscontrare in base ad una banale ricerca su web, che, in questi stessi giorni, fenomeni analoghi si stanno presentando in diversi punti delle coste toscane ed abruzzesi, oltre che laziali – prosegue Nobili – Va aggiunto che, da più parti, si è sostenuto come il fenomeno abbia preso il via esclusivamente da alcuni fossi del territorio di Ardea imputando tale distribuzione, come già detto, a fattori specificamente legati all’inquinamento. Anche questo, vale la pena ribadire, non può corrispondere a verità, essendo dimostrato che a Torvajanica il fenomeno è stato contemporaneo alla sua apparizione ad Ardea, quando non addirittura in anticipo”. “Cosa diversa, invece, riguarda l’evento riscontrato nel fosso della Moletta, il cui corso non è costituito da acqua torrentizia ed è soggetto ad un escursione termica estrema, fattori che possono influire pesantemente sulla popolazione ittica endemica e sulla schiusa degli insetti di cui i pesci si alimentano – conclude Nobili – La moria contenuta di pesci che si è avuta è facilmente imputabile ad eventi di tipo naturale e non di tipo esogeno, come gli sversamenti fraudolenti. In aggiunta, l’elevata temperatura, favorita dalla presenza di acqua in stagnazione, ha colpito la popolazione della famiglia ciprinide (di cui fanno parte i barbi) che, non essendo specie estremofile, non sono riuscite a superare il vulnus critico prodotto dalla variazione morfologica repentina che ha interessato l’intero ‘Graben’ (in geologia: gradino) di Ardea, ovvero di tutta quell’area di origine tettonica a monte e a valle del territorio ardeatino, attraverso cui passano o si originano molti dei corsi d’acqua che poi vanno a sfociare nel nostro mare”.