di Eduardo Saturno
“Garanzia Giovani é un programma rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti a scuola ne’ all’università, che non lavorano e che non seguono corsi di formazione. Con la Garanzia Giovani la Regione Lazio investe 137 milioni di euro per garantire ai giovani un percorso di formazione o di lavoro. La Garanzia Giovani é un’opportunità che, oltre a favorire i giovani NEET (è l’acronimo inglese di “not (engaged) in education, employment or training”, in italiano indica persone non impegnate nello studio, nel lavoro e nella formazione N.d.R. ) nella nostra Regione, ci permette di sperimentare un nuovo sistema di servizi e di politiche attive per il lavoro”.
[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]L’Unione Europea aveva promosso tale iniziativa con l’obiettivo di aiutare l’inserimento professionale di coloro che hanno tra i 15 e i 29 anni, una fascia d’età al cui interno gravitano anche parecchi diplomati e laureati. Leggendo però con attenzione gli annunci pubblicati sul portale di cui sopra mi domando subito se necessita uno stage per fare l’operatore ecologico o l’addetto alle pulizie. Sì, perché buona parte delle inserzioni sono relative a lavori non qualificati, per i quali non sembrerebbe congruo un lungo periodo di tirocinio. Peccato poi che le offerte di stage siano orientate per lo più alla ricerca di baristi, commessi, camerieri, baby sitter, bagnini, operatori di autolavaggio, addetti alle pulizie, eccetera. E non sono rari i casi in cui ai candidati si richiede addirittura esperienza nella specifica mansione. Un controsenso, considerato che i periodi di tirocinio dovrebbero proprio servire a realizzare quell’esperienza.
Il sospetto che il programma Garanzia Giovani venga quindi utilizzato come un cavallo di Troia per reclutare personale sottopagato è, dunque, più che lecito. Soprattutto da quando è stata stabilita l’abolizione dei voucher, a cui spesso si faceva ricorso con lo stesso obbiettivo.
Quelli che teoricamente dovrebbero essere tirocini formativi, nella pratica quotidiana si trasformano in lavori stagionali di tipo manuale, o in ogni caso non qualificato. E consentono ai datori di lavori di contenere notevolmente i costi del personale. Perché non solo danno la possibilità di offrire compensi da fame che spesso non vengono mai neppure elargiti (circa 2,50 euro all’ora), come è emerso in precedenti inchieste giornalistiche ma consentono addirittura di ottenere un contributo da parte dello Stato.
Il programma Garanzia Giovani non contemplava soltanto di facilitare i tirocini, ma avrebbe anche dovuto favorire le assunzioni, in virtù dell’erogazione di un bonus a favore dei datori di lavoro. Ma le statistiche parlano di una sproporzione gigantesca tra gli stagisti e gli assunti. E la cosa brutta è che nella maggior parte dei casi terminato il periodo di formazione le porte rimangono chiuse a doppia mandata.
Ma non è solo questo il problema in quanto mi chiedo se esistono delle entità ispettive che controllino la liceità del rapporto di lavoro. Pongo questo quesito perché vorrei avere la certezza che gli orari apposti sui registri collimino con la effettiva presenza degli stagisti nei luoghi di somministrazione del lavoro. Ma non succede sempre cosi. Per quanto a mia conoscenza a Roma le verifiche si susseguono in modo serrato. Non metterei la mano sul fuoco per quanto riguarda Anzio, dove, con molta probabilità, effettuando le dovute verifiche potrebbe emergere qualche “anomalia”.
Occorre quindi riflettere seriamente sul programma Garanzia Giovani, domandandosi se risulta davvero utile a combattere la disoccupazione giovanile e il fenomeno dei Neet. Se vale la pena di investire ingenti risorse per garantire la possibilità di disporre di personale a basso costo e a tempo determinato. Se effettivamente fornisce qualche beneficio alla nostra competitività. Se riesce a convincere i nostri giovani migliori ad evitare di fare le valigie ed emigrare all’estero in cerca di opportunità che l’Italia non è capace di fornire loro.