E’ previsto per domani, giovedì 10 ottobre, alle ore 11.30, presso il Ristorante Turcotto, sito nello splendido scenario di Ponente, a ridosso delle grotte e dei resti del porto di Nerone, alla presenza delle Istituzioni, della stampa, delle associazioni dei pescatori e dei ristoratori, l’atteso evento per la presentazione della rinomata “minestra dei pescatori portodanzesi”, che ha recentemente ottenuto, dall’Anci Lazio, l’importante riconoscimento del marchio di Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.).
All’incontro, che sarà moderato dal Consigliere Comunale Flavio Vasoli, responsabile del progetto “Le eccellenze di Anzio”, finanziato dall’ARSIAL, interverranno il Sindaco di Anzio, Candido De Angelis, il biologo marino, Claudio Brinati, per dieci anni presidente del consorzio gestione molluschi del compartimento di Roma e fondatore del presidio slow food della tellina del litorale, il delegato dell’ANCI Lazio, Luca Masi ed gli chef anziati, Enrico Garzia e Walter Regolanti che, insieme ai circa venti ristoranti di Anzio che hanno aderito all’iniziativa, illustreranno la ricetta della “minestra dei pescatori portodanzesi”, che sarà poi degustata da tutti i presenti.
Dal 10 al 15 ottobre, inoltre, i ristoranti di Anzio, che esporranno il logo-adesivo della minestra, promuoveranno l’antico piatto dei pescatori e tutte le altre prelibatezze della rinomata cucina marinara anziate. Ad oggi i ristoranti che hanno aderito al progetto sono i seguenti: Al Sarago, Alceste al Buon Gusto, Alceste Caffè, Baia di Ponente, Capo d’Anzio, Il Grecale, La Fraschetta del Mare, La Piazzetta, L’Asticiotto, Le Leccornie Del Gatto, Mistral, Porticciolo, Porto Innocenziano, Romolo al Porto, Turcotto.
“Ai Ristoranti che saranno con noi in questa importante iniziativa di marketing territoriale e che sottoscriveranno il Protocollo d’Intesa,- afferma il Consigliere Comunale, Flavio Vasoli, che ha seguito da vicino l’intero iter per l’ottenimento del marchio De.C.O. per la minestra e la campagna sulla tellina del litorale – consegneremo il logo adesivo – Ristorante della Tradizione – relativo alla minestra dei pescatori, i diplomi, gli espositori ed i depliant istituzionali da destinare alla clientela”.
E’ da consegnare alla storia della gloriosa tradizione marinara portodanzese il racconto dei pescatori e dei ristoratori, riportato nel depliant istituzionale dell’evento, per promuovere l’antica ricetta della minestra di Porto d’Anzio, che si perde nella notte dei tempi:
“Le piccole barchette pescavano sotto costa ed al rientro trovavano le donne ad aspettare, il pesce veniva messo negli spasini, piccole ceste di vimini, quello più commerciale, caricato su carretti trainati da cavalli, si portava a Roma e Velletri, centro di smistamento per i Castelli Romani, il rimanente veniva venduto alla popolazione locale, altro salato o essiccato. Si divideva, poi, il pesce da fare arrosto: sugherelli, maccarelli, cefali, da quello adatto alla zuppa o, come l’arzilla ed il San Pietro, per fare il brodo di pietanze più raffinate. Considerando che non c’era ghiaccio e quindi il pesce doveva essere lavorato subito, quello piccolo, come gli sgavaioni, veniva bollito e con il brodo si faceva la minestra. Fatto il brodo, l’indomani, in una pentola, si metteva aglio, olio, due filetti di acciuga di porto d’Anzio, alcuni pomodorini di essiccativa (ossia piantati nel mezzo dei filari della vigna a primavera, senza essere innaffiati, quindi la pianta cresce per essere sradicata con i pomodorini attaccati e messa all’aria), quindi, sfaldata l’acciuga, si aggiungevano i pomodorini, dopo qualche minuto, il brodo di pesce veniva filtrato e si portava il tutto ad ebollizione; nel frattempo si prendevano gli spaghetti, quelli recuperati dal cartoccio già spezzati, se non bastavano se ne prendevano altri e si spezzavano. Da sottolineare che gli spaghetti venivano venduti in cartocci da un chilo e le nostre mamme recuperavano la pasta spezzata, che poi utilizzavano nella minestra. Portata a cottura, la pasta si scodellava, con l’aggiunta di una grattata di pecorino. Questa minestra fatta dai pescatori, soprattutto nelle sere d’inverno per riscaldarsi un po’, era molto economica ed alla portata di tutti perché spesso il pesce piccolo veniva regalato. La tradizione portodanzese prevede l’aggiunta di pecorino. I pescatori, nel brodo di pesce, mettevano anche del pane spezzato”.
Insieme alla presentazione ed alla degustazione della minestra, preparata secondo l’antica tradizione marinara anziate, presso il Turcotto, sarà allestita l’anteprima della mostra fotografica di Elisa Cucina “La Filiera”, protagonista dell’esclusivo reportage sulla vita in mare dei pescatori di Porto d’Anzio.
L’ambiziosa campagna di comunicazione “Anzio, la migliore cucina marinara al mondo”, che mette in evidenza il prezioso lavoro dei pescatori, la cucina marinara anziate, la rinomata minestra, oltre a promuovere il pescato di Anzio, si pone anche l’obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al consumo consapevole della tellina del litorale romano, presidio slow food.
“La minestra dei pescatori portodanzesi – è riportato nella descrizione della ricetta presentata all’Anci Lazio – viene preparata con brodo di mazzama, cioè tutte quelle tipologie del cosiddetto pesce povero come, sgavaioni, manfroni, zerri, gardonie, tracine, presente nel mercato ittico locale. E’ un piatto prelibato, che si perde nella notte dei tempi, tipico della cucina popolare anziate”.
L’adozione del marchio De.C.O., per la minestra dei pescatori portodanzesi, a breve, sarà ratificata dal Consiglio Comunale di Anzio.