Mascherine a loro carico e difficili da reperire, spesso senza contratti e in condizioni di irregolarità, nessun ammortizzatore sociale.
È il mondo sommerso delle collaboratrici domestiche e delle badanti, per lo più donne e straniere, la maggior parte delle quali operano nelle case degli anziani rappresentando un pezzo importante del welfare italiano e un supporto indispensabile per le nostre famiglie.
Oltre 860mila quelle iscritte agli elenchi dell’Inps, che diventano 2 milioni con tutte quelle che sfuggono dalle statistiche ufficiali.
A lanciare l’allarme sono i sindacati Filcams Cgil e Spi Cgil, che chiedono al governo e alle istituzioni regionali e comunali una serie di misure da prendere con assoluta urgenza.
I dispositivi di protezione individuale, innanzitutto. Al momento per le famiglie e i lavoratori siamo a soluzioni artigianali, ma dovrebbero essere garantiti dalle istituzioni regionali e comunali visto che sono dispositivi necessari ad evitare la diffusione del contagio in un contesto particolarmente a rischio come quello familiare, dove vivono anche anziani in condizioni spesso di non autosufficienza.
La regolarizzazione delle posizioni in nero, che rappresentano purtroppo più della metà dei rapporti di lavoro in questo settore, attraverso un sistema di incentivi e di detrazioni per le famiglie.
L’accesso agli ammortizzatori sociali, da cui queste lavoratrici sono state finora ingiustamente escluse, per sostenere chi di loro si è ritrovata senza lavoro a causa della diffusione del coronavirus.
“È emergenza nell’emergenza per il lavoro di cura e assistenza” affermano i segretari generali di Filcams e Spi Cgil, Maria Grazia Gabrielli e Ivan Pedretti, “i timori del contagio, le difficoltà di reperire e gestire i dispositivi di protezione e le ristrettezze economiche stanno mettendo in difficoltà i lavoratori del settore e le famiglie, loro datori di lavoro. È indispensabile intervenire presto con misure di sostegno e protezione, a tutela della salute e del lavoro: essenziale per famiglie e anziani.”