Dopo l’agguato di ieri pomeriggio a Nettuno, a poche dall’apertura delle indagini, inizia a delinearsi il quadro e lo scenario del fatto che ha sconvolto la cittadina del litorale laziale.
C’é chi ha visto tutto.
L’aggressore ha sorpreso la vittima alle spalle mentre intorno alle 17,30 parlava al cellulare e in un’altra mano aveva un ombrello, sul marciapiede all’angolo della piazza Garibaldi, ex piazza Regina Margerita. Poi gli ha scaricato alla schiena sette colpi di pistola calibro 9, due dei quali lo hanno preso in pieno alle schiena, un altro al fianco sinistro e altri sono rimbalzati sul muro di cinta della casa di fronte finendo anche nel cortile del numero civico 43. Grande lo spavento della piazza, che è una di quelle centrali a Nettuno, circondata da negozi e da abitazioni e a quell’ora molto trafficata.
Forse un incontro con il killer.
Un’esecuzione “sfacciata”, quindi, in pieno giorno in pieno centro cittadino. Un segnale preciso. Secondo alcune testimonianze raccolte ieri a piazza Garibaldi, il killer, che indossava jeans neri, maglietta nera e cappellino dello stesso colore, è poi fuggito dalla laterale via Bainsizza. La moglie di Pellino avrebbe riferito agli investigatori che suo marito era uscito per una passeggiata. Tra le ipotesi, quindi, anche quella di un appuntamento con il killer, senza che però Pellino immaginasse le sue intenzioni. L’uomo, infatti, era uscito di casa tranquillo, disarmato, forse rapidamente, senza documenti. Sono in corso ricerche, posti di blocco e controlli della polizia per verificare se il killer avesse un complice che lo attendeva e per capire che via di fuga abbia usato. In prima fila nella caccia al killer, oltre al commissariato di Anzio e Nettuno, c’é la Squadra Mobile di Roma.
Pellino ai vertici clan camorristico.
Con l’omicidio di Pellino a Roma e in provincia torna l’ombra della criminalità organizzata sulla Capitale. E torna quindi la paura degli agguati, dopo la scia di sangue dello scorso anno, quando durante una vera e propria guerra tra bande per il controllo del territorio, diverse bande criminali hanno fatto morti e feriti in strada. Pellino era stato ai vertici del clan camorristico dei Moccia ed era considerato il “luogotenente” del clan Moccia di Afragola, attivo a Napoli e nell’hinterland. Attualmente era sottoposto a sorveglianza speciale e dopo essere riuscito a sfuggire più volte alla cattura era stato arrestato nel 2010, dopo due anni di latitanza. Non a caso era ritenuto uno dei più pericolosi componenti del “gruppo di fuoco” del clan, per il quale avrebbe gestito attività illecite come estorsioni, droga ed armi. Durante il periodo di latitanza di Pellino, il suo nome era stato proposto per l’inserimento dei cento ricercati più pericolosi a livello nazionale.