È in corso un terremoto politico con le dimissioni ad oggi di sei consiglieri comunali, di cui prendiamo atto ma che non risolvono lo stallo amministrativo e politico.
Avevamo proposto, infatti, a tutti i consiglieri una mozione di sfiducia, nella quale chiedevamo un confronto democratico e aperto sull’opportunità di andare avanti oppure sfiduciare il sindaco, sulla base delle informazioni contenute nell’ordinanza del Gip dell’operazione denominata Tritone, che ipotizza: il rischio di possibili infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa, che contiene intercettazioni che porterebbero a gravissime responsabilità anche se solo di tipo politico e infine per l’insediamento della commissione di accesso.
Un’occasione per prendersi le responsabilità davanti alla città, opportunità che non è stata colta (ad oggi sul documento ci sono solo le nostre quattro firme)
Si è preferito ricorrere alle dimissioni in ordine sparso che non risolvono il problema, anzi sembra proprio un’operazione fallimento visto che arriveranno altrettante surroghe. E sì, perché per mandare a casa l’amministrazione sono necessarie le dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri che compongono il consiglio comunale. Protocollate tutte nello stesso identico momento.
E invece i dimissionari hanno lasciato di fatto il sindaco al suo posto.
Gli stessi dimissionari adducono motivazioni di paralisi politica, di clima politico difficile e non sostenibile, di impossibilità al confronto e di proposte, e di attesa degli esiti della commissione, di responsabilità politiche gravi. Le stesse cose che sosteniamo da settimane e contenute nella mozione. Che non hanno firmato.
A questo punto l’ostinata decisione del Sindaco e della sua maggioranza di restare al loro posto appare senza alcun senso, anche alla luce delle dimissioni dell’assessore Nolfi.
Mentre riguardo a un altro assessore (ad oggi non indagato, ma intercettato con esponenti della ‘ndrangheta), lo stesso Sindaco in un’intervista a un giornale locale, afferma che “si tratta di una questione delicata su cui stiamo facendo una riflessione”. Il rispetto verso la città vorrebbe che si andasse oltre la riflessione, perché quell’assessore sta ancora al suo posto, come gli altri consiglieri, anche loro non indagati ma presenti a più riprese nelle carte della DDA.
D’altronde il rispetto per la città avrebbe anche richiesto una netta presa di posizione dello stesso sindaco contro ogni forma di presenza mafiosa nel territorio anziché parlare di asfalti e bandiere blu e che si desse un forte segnale di vicinanza alla città con l’annuncio di costituzione di parte civile nei futuri processi.
Perché chi insozza la città non è chi parla di mafia, ma chi delinque e chi ne ignora la presenza.
Alessio Guain M5S
Rita Pollastrini M5S
Luca Brignone APA
Mariateresa Russo