Antonio Di Fulvio, noto medico di Nettuno è innocente

“Assolto perché il fatto non sussiste” 

Questa la decisione emessa oggi dalla Corte di Appello di Roma, III Sezione Penale, presieduta dal Dott. Iannolo.

Di Fulvio era imputato nel noto procedimento penale “certificato pazzo” che tanta eco mediatica aveva avuto.

Secondo l’ipotesi della Procura di Latina il Dott. Di Fulvio avrebbe consentito ad alcuni propri pazienti di ottenere false certificazioni concorrendo nella corruzione del medico della ASL di Fondi che avrebbe dovuto emettere tali certificazioni dietro la corresponsione della somma di euro 100.

Il Giudice per l’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Latina, la Dott.ssa Castriota,  – all’esito del giudizio di primo grado svoltosi nelle forme del rito abbreviato – aveva ritenuto provata la ipotesi accusatoria.

Oggi, invece, la Corte di Appello di Roma ha sconfessato questa decisione.

Accogliendo, infatti, l’impugnazione dei difensori del Di Fulvio, gli avvocati Franco Coppi e Giuseppe Sabato, la Corte di Appello di Roma ha riformato la sentenza del GUP di Latina ed ha assolto il noto medico da tutti i reati allo stesso ascritto con la formula “perché il fatto non sussiste”.

In altre parole, il Di Fulvio è stato assolto con la formula assolutoria più ampia perché è quella che addirittura nega l’esistenza del presupposto storico su cui si fondava la accusa, in questo caso anche il pur minimo coinvolgimento consapevole del Di Fulvio nei fatti di corruzione oggetto del processo.

La Corte di Appello di Roma depositerà le motivazioni della sentenza tra 90 giorni, all’esito della cui lettura – come affermato dai legali del Di Fulvio – quest’ultimo valuterà se presentare istanza per la riparazione per ingiusta detenzione avendo, ricordiamolo, il Di Fulvio per tali fatti sofferto anche diversi mesi di detenzione, dapprima in carcere e poi agli arresti domiciliari.

Dopo un incubo durato tre anni, Antonio Di Fulvio alla lettura della sentenza, visibilmente emozionato, ha esclamato: “giustizia finalmente è fatta, ho sempre riposto fiducia nella corte d’appello che avrebbe certamente fatto chiarezza sulla mia reale posizione”.