Far svolgere, per quanto di competenza e nel rispetto delle norme, ulteriori verifiche ed accertamenti sulla società “Capo d’Anzio” spa, detenuta al 61% dal Comune di Anzio, nel Lazio, e costituita nel 2000 per la ‘realizzazione e gestione del porto di Anzio’ che tuttavia non è mai stata avviata, mentre la gestione dell’azienda è prossima al fallimento. E’ quanto chiede il senatore del Pd Walter Verini al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, con un interrogazione sottoscritta da altri venti senatori. Nell’interrogazione i senatori dem chiedono inoltre di verificare la sussistenza delle condizioni di partecipazione di un Comune ad una tale società per azioni.
“Nel 2014 il Comune di Anzio – ricostruiscono i senatori nell’interrogazione – scriveva che intendeva procedere con un ‘mantenimento senza interventi’ della partecipazione nella società Capo d’Anzio spa, nonostante la società fosse in perdita per 608.000 euro e avesse passività per 4 milioni di euro. Nella nota integrativa allo schema di bilancio di previsione finanziario 2024-2026, si legge che l’attuale Cda della società ha invocato l’intervento del socio pubblico, cioè il Comune di Anzio, presentando un piano aziendale di investimento, in vista dell’individuazione delle possibili vie di sviluppo del futuro cantiere portuale. In particolare, sarebbe stato richiesto un finanziamento di 1,5 milioni di euro, in grado di aumentare la capacità di ormeggio del Porto di Anzio. Tutto questo mentre nella nota integrativa al bilancio consuntivo 2022 della Capo d’Azio si leggeva, fra l’altro, che: ‘Il risultato conseguito e le analisi della situazione finanziaria della società fortemente indebitata, incapace di far fronte autonomamente alle obbligazioni provenienti dal passato ma presenti anche nel 2022 e nell’esercizio 2023, fanno ritenere che vi siano significative incertezze in merito alla capacità della società di garantire la continuità aziendale’. Tra i rischi indicati dalla stessa amministratrice Cinzia Marzoli, l’ipotesi di decadenza della concessione demaniale e l’impossibilità di accedere al credito bancario stando agli indicatori presenti nei quattro bilanci degli esercizi precedenti, l’aumento del canone di concessione, i costi per l’escavo del canale di accesso al porto, per i quali la Capo d’Anzio è già indebitata con la Regione Lazio”.