“E tu, come te la cavi con i rapporti umani?”.
La prima cosa che salta agli occhi di questo libro, “Romanzo senza umani” di Paolo di Paolo per Feltrinelli, prima della potenza del contenuto, è indubbiamente come è stato scritto, quindi le parole, a cui troppo spesso ci siamo disabituati.
Parole scelte con cura, eleganti, erudite, parole intelligenti, parole che sanno misurare e misurarsi con un pensiero altro, alto e ed elevato.
Le prime pagine ti conducono in luoghi preziosi, sono uno dei “benvenuti” più belli letti negli ultimi tempi.
Poi si arriva al cuore del libro, le emozioni, ma più di tutto l’assenza di queste e la possibilità di convivere con il mondo umano circostante senza procurare troppi danni.
Impossibile.
L’umano serve, ci serve come confronto, come unità di misura con le nostre più bieche e più brillanti promesse, ci serve perché in assenza di umani diventeremo quel lago ghiacciato che solo a Mauro Barbi sembra interessare e a cui ha dedicato una vita, perdendo di vista gli altri.
Non è solo questione di presenza, ma di attitudine al confronto sano, a parlare di amore, dolore, gioia, tristezza senza pudore, a porre le domande al presente e non anelando al “pensiero della vita potenziale”.
Senza vibrare e senza l’altro, anche la più inebriante meraviglia resta nell’oscurità e per quanto pensiamo che il pensiero degli altri sia pressoché inutile, è bene chiedersi, come nel libro:”Che cosa, ricordano, gli altri, di noi?”.
Perché ciò che ricordano è ciò che noi abbiamo deciso di donare all’altro ed esiste anche la possibilità che il ricordo non sia positivo.
Il libro si conclude con una scoperta, dopo ricerche e domande e dubbi, e questa scoperta sarà la vera chiave di tutto.