di Claudio Pelagallo
Ebbene si anche nel bosco di Foglino a Nettuno dei disperati abitano in un accampamento di fortuna. Succede nella macchia dalla parte di Tre Cancelli. Due tende con teloni di plastica, coperte, una bicicletta uno stendino per i panni. Vivono al freddo, in condizioni igieniche pessime, in questi giorni giorni di pioggia incessante, in mezzo al bosco il freddo si fa sentire. Sono i disperati senza un tetto né un’identità, che non trovano posto negli alloggi di fortuna. Che non hanno alcun posto dove ripararsi, dove lavarsi, dove mangiare un pasto caldo. Perché Nettuno non è Roma, e in zona non c’è un ostello della Caritas, la solidarietà della gente quasi inesistente. Occorrerebbero maggiori risorse per servizi sociali, visite sanitarie gratuite, residenze d’emergenza, ma in epoca di tagli al welfare figurarsi se qualc’uno si fa carico degli ultimi baraccati, magari stranieri non in regola con il permesso di soggiorno. Esseri umani relegati, anche da una legge razzista, la Bossi Fini, a vivere nell’ombra, lungo le rive del Tevere, nella pineta di Ostia ed ora nel Bosco di Foglino. Nella terza potenza dell’eurozona il popolo delle baracche non trova, un tetto, ospitalità e cittadinanza, neanche sui media con i palinsesti pieni zeppi di: Monti, Berlusconi, spread, di simboli elettorali, di abolizione delle tasse, di Corona e Cosentino.