“Ciao amore di un pezzo di vita, della vita intera, della vita che sarebbe stata, delle vite che non saranno mai, ciao amore grande di tutte le vite.”
Luigi Nacci ne’ “I dieci passi dell’addio” edito da Einaudi ci regala una riflessione.
Quando finisce una storia d’amore i protagonisti sono sempre due, due anime che per lungo tempo si sono scambiate odori, legami, sofferenze, gioie, risate, albe e tramonti, ma nell’atto finale accade sempre che a lasciare sia uno solo.
La sofferenza non credo si ripartisca in modo equo, nonostante si soffra in due, ma chi lascia ha una sofferenza diversa, quella di chi ha già nel silenzio metabolizzato e dovrà osservare la sofferenza di chi, fino a poco tempo prima, ha amato.
Chi lascia convive per un po’ con il senso di colpa, soprattutto se ha tradito, soprattutto se si è lasciato sopraffare dall’istinto senza soppesare il baluardo di un amore che non ci sarà più.
Chi viene lasciato soffre fino allo strazio, soffre senza ragionevolezza alcuna, tocca abissi mai esplorati e pensa che tutto sia finito, che la vita sia finita.
Poi accade spesso che chi viene lasciato risplende, mentre chi lascia sente il bisogno di amarti ancora e magari di scriverti una lettera lunga un libro in cui ti racconta tutto il suo amore, tutto il suo dolore e tutto il suo infinito desiderio di saperti al mondo leggera.
L’amore non credo finisca, si trasforma, basta capire come, basta sapersi ascoltare. Rispettare.
Che poi a pensarci bene “ex” significa fuori, fuori dal cuore, fuori dalla vita, fuori da tutto quello che era e che da oggi non esisterà più. Fuori dal presente e dal futuro, fuori dai progetti comuni che d’un tratto hanno perso di valore e sono diventati progetti solisti, non condivisi.
Ex, fuori da tutto ciò che era e che adesso non è più.
P.s. Se vi siete lasciati da poco può essere una buona terapia d’urto. Se siete ancora innamorati, può essere un valido monito.
P.s. Scrivete lettere d’amore.