“Tagliando appena l’1% del bilancio militare del G7 si potrebbe eliminare la fame nel mondo. Non si tratta solo di un sogno utopico, ma di una reale possibilità se si avessero la volontà politica e morale di agire. Investire in cibo, salute ed educazione piuttosto che in armi significherebbe un cambiamento di paradigma verso un futuro più giusto, equo e pacifico”. Lo sottolinea il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. “E’ doveroso riflettere – osserva – sulla piaga della fame, una condizione che affligge milioni di persone in tutto il mondo, mentre le risorse vengono destinate a spese militari astronomiche. Nel 2023, oltre 705.000 persone sono state classificate a rischio di morte per fame a livelli di catastrofe di insicurezza alimentare. Questo numero, tragicamente quadruplicato dal 2016, rappresenta il picco massimo nella storia dei rapporti del Global Report on Food Crises (Grfc). Ogni giorno migliaia di bambini e adulti affrontano la malnutrizione e la carestia, mentre i governi continuano a spendere miliardi per la guerra”.
Secondo un’analisi del “trend elaborata – aggiunge Marescotti – tramite la piattaforma di Intelligenza Artificiale di Perplexity, il totale delle spese militari ha registrato dal 2016 al 2023 un aumento complessivo di circa il 45% in sette anni, passando da 1.686 miliardi a 2.443 miliardi di dollari. Oggi, più che mai, è evidente l’assurdità di un mondo che investe enormi risorse nel conflitto mentre le persone muoiono di fame”.
Come “movimento pacifista – conclude il presidente di Peacelink – occorre avere il coraggio di dire la verità: è ora di invertire la rotta e di investire nella vita, non nella morte. È urgente costruire una mobilitazione globale per ridurre drasticamente le spese militari e destinare quelle risorse alla lotta contro la fame e alle emergenze umanitarie”.