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“Giorno del ricordo” le celebrazioni ad Anzio e Nettuno

Cerimonie ufficiali in entrambi i Comuni, questa mattina, per commemorare le vittime delle foibe nel Giorno del Ricordo.

Anzio. Giorno del Ricordo, stamattina la cerimonia di commemorazione delle vittime delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Presenti le autorità militari, civili, religiose e le associazioni combattentistiche.

Il discorso del sindaco Lo Fazio:

“Autorità, cittadine e cittadini, studenti, buongiorno,
essere qui oggi è parte del percorso che abbiamo avviato con le celebrazioni per lo sbarco alleato che il 22 gennaio del 1944 ha visto sbarcare gli alleati ad Anzio. Un’operazione che ha consentito, come ho ricordato di recente, di arrivare alla liberazione di Roma e avviare quella dell’Italia della quale il 25 aprile ricorreranno gli 80 anni.

Prima e dopo questi eventi in Istria e Dalmazia, le truppe jugoslave si macchiarono di crimini indicibili nei confronti di nostri concittadini, mentre decine di migliaia di istriani, fiumani e dalmati furono costretti all’esodo. Solo il 10 febbraio del ’47 – con la firma del trattato di Parigi – si stabilirono nuovi confini e si arrivò alla conclusione degli orrori.

È una pagina di storia che per anni si è preferito tenere ai margini, sbagliando. Ce lo ha ricordato lo scorso anno il Presidente Mattarella che disse: “Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica”.

Anche per questo il Parlamento a stragrande maggioranza ha istituito il 30 marzo del 2004 questa ricorrenza che oggi celebra i 20 anni dalla prima volta in cui le Istituzioni sono chiamate a incontri come questo.

Nei quali ricorre il concetto di sempre: la guerra è atroce, in ogni caso. Le vittime meritano rispetto, a maggior ragione se sono cittadini inermi come la stragrande maggioranza di quelli finiti nelle foibe, fosse comuni scoperte anni dopo solo grazie a testimoni usciti miracolosamente vivi dai rastrellamenti.

Ancora il Presidente Mattarella ci ha ricordato che: “La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o sommaria giustizia contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato – sappiamo – intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse.

Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista.

Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare l’eredità gravosa di un Paese uscito sconfitto dalla guerra.

Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata”.

Oggi che il mondo assiste ancora a tante guerre, siamo qui per non dimenticarla e per ribadire che dalla nostra città – distrutta dalla guerra e che ha visto la popolazione sfollata – si leva ancora una volta un solo grido: pace”.

 

Nettuno ricorda la tragedia delle Foibe

Il discorso del Sindaco

Siamo qui oggi a commemorare il Giorno del Ricordo, dedicato al percorso di dolore inflitto agli italiani di Istria, Dalmazia, Venezia Giulia al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Vogliamo conservare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Vessazioni e violenze con un carico di sofferenza, di dolore e di sangue, per molti anni dimenticato.

In realtà, in quella terra di confine in cui convivevano e convivono etnie, culture, lingue, religioni, è passata in tutti gli orrori delle dittature del ‘900, prima con l’occupazione nazifascista, la forzata italianizzazione, i campi di concentramento e poi con le feroci ed inumane ritorsioni operate dalla dittatura comunista di Tito.

La legge sul “Giorno del Ricordo” ha avuto il merito di rimuovere definitivamente la cortina di indifferenza legate alle violenze contro le popolazioni italiane. Vittime dei soprusi furono rappresentanti delle istituzioni, militari, civili inermi, sacerdoti, intellettuali, donne, partigiani antifascisti, che non assecondavano le mire espansionistiche di Tito.

Le sofferenze subite dai nostri esuli, dalle popolazioni di confine, non sono e non possono essere motivo di divisione per questo oggi siamo qui a ricordare chi ha sofferto per i drammatici regimi dittatoriali non dimenticando mai di chi sono le responsabilità e non assolvendo nessuno. Questa è una giornata che non può essere ad uso e consumo di una parte politica perché il dolore causato deve unire tutti nel ricordo e nello studio approfondito ed obiettivo di quanto è avvenuto.

8 febbraio

Mentre l’8 Febbraio, una cerimonia in onore delle Foibe si svolta presso il Campo della Memoria a Nettuno, organizzata dai membri del Circolo Barbarigo. Presenti anche il gruppo “I Leoni della Folgore” gruppo dedicato allo storico Santo Pelliccia; l’ ex Consigliere Comunale di Nettuno Roberto Gigli che, nel suo mandato si batte’, sostenuto molto dal Prof. Andrea Bottone per l’intitolazione della Piazzola retrostante il Palazzo Municipale affinche’ venisse reso noto il tragico evento storico sino ad allora non conosciuto sul territorio.

 

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