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Conferenza dei sindaci sulla sanità, Lo Fazio e Burrini: “Ospedale a rischio chiusura”

“In queste condizioni l’ospedale di Anzio-Nettuno rischia di perdere il Dipartimento di emergenza e accettazione di I livello, con declassamento a presidio ospedaliero di base che equivale praticamente alla chiusura”. È quanto sostenuto dai sindaci del territorio, Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini, durante la conferenza locale sulla sanità che si è svolta a Pomezia.
In un documento presentato durante la riunione è stato fatto notare che al momento il “Riuniti” non risponde ai requisiti previsti dal decreto ministeriale del 4 giugno 2015 sulla base del quale debbono essere presenti 24 ore su 24 una serie di servizi: “Tra queste ci sono l’ortopedia, rimasta con un solo medico strutturato, e la radiologia che è al collasso da tempo. L’ospedale serve il litorale a sud di Roma e non può continuare a essere depotenziato come è stato sistematicamente finora, mentre le promesse sono rimaste tali e sul territorio la situazione è ancora peggiore, con alcune prestazioni che non sono garantite nei tempi ad Anzio e Nettuno, mentre nel resto della Asl sì”.

Nel corso dell’intervento si è partiti dalla interruzione del rapporto con una società di lavoro interinale da parte della Asl che ha lasciato a casa 38 persone “che da due decenni lavoravano per la Asl egregiamente. “Cosa intende fare l’azienda per questi lavoratori? È una risposta che ci aspettiamo a stretto giro”.
Risposte che sulla situazione del territorio, dopo l’incontro avuto a Velletri e una richiesta d’incontro che per inspiegabili cambi di direttore generale è rimasta fino al 9 maggio lettera morta “ci aspettavamo un intervento tempestivo dalla Regione Lazio, visto che con il passare dei mesi le criticità che abbiamo segnalato aumentano e l’approssimarsi della stagione estiva stresserà ancora di più la struttura ospedaliera, mentre i servizi sul territorio sono ai minimi termini”.

Criticità segnalate anche dagli operatori, in una lettera con numerose firme nella quale si parla di “grave riduzione dell’offerta di servizi sanitari ai cittadini residenti sul litorale della Asl Roma 6”.

Su alcune prestazioni diagnostiche, la situazione nel distretto di Anzio e Nettuno diventa drammatica: la Colonscopia con priorità breve che dovrebbe essere garantita entro 10 giorni vede fissare il primo appuntamento al 24 ottobre 2025, cioè 162 giorni di attesa; con priorità differibile, anziché entro 60 giorni siamo al 16 luglio 2026; programmabile, entro 120 giorni, non c’è disponibilità
Elettrocardiogramma con prova da sforzo, non c’è disponibilità per nessuna delle priorità e l’unica possibilità è svolgere l’esame in intramoenia
Ecografia bilaterale della mammella, con priorità breve il primo appuntamento è il 4 settembre 2025, cioè tra 118 giorni da oggi; con priorità differibile siamo al 16 dicembre 2025, mentre per quella programmabile si deve aspettare un anno: 7 maggio 2026.
“Sono dati dell’osservatorio regionale dei tempi di attesa – spiegano i sindaci – e il confronto con le altre realtà dimostra quanto siamo penalizzati”.

Non va meglio per l’ospedale: “I ricoveri per traumatismi sono stati 670 e rappresentano il 20,3% di tutti quelli della Asl Roma 6, la percentuale maggiore nonostante lo scorso anno, ad agosto, l’ortopedia sia stata chiusa. Si rischia la chiusura, perché è rimasto un solo ortopedico strutturato in servizio e rischiamo, in piena estate, di mandare i traumi altrove. I ricoveri per malattie dell’apparato urogenitale sono il 16,8% del totale della Asl, gli stessi del distretto H2, ma non abbiamo urologi a disposizione. Nel distretto Anzio-Nettuno ci sono stati 571 decessi per tumore, il 17,3% del totale della Asl, ma c’è un solo medico per il day hospital oncologico che è l’unico privo del supporto psicologico per i pazienti”.

Segnalate, inoltre, alcune “dimenticanze” sempre relativa al territorio: “Non sappiamo che fine abbia fatto il reparto promesso con 6 posti letto per la neuropsichiatria infantile, l’adeguamento strutturale del pronto soccorso aspetta ancora una risposta mentre nel 2024 gli accessi sono stati 24.000, sul totale di 264.500 della provincia, esclusa Roma, il che vuol dire quasi il 10% secondo i dati statistici resi noti dalla Regione Lazio sul proprio portale statistico. Mancano ancora i medici per il reparto di nefrologia poiché si è preferito aumentare la dotazione dell’ospedale dei Castelli, la ristrutturazione delle sale operatorie di ginecologia non è ancora iniziata, il blocco operatorio ha subito la stessa sorte, sono rimasti una pia intenzione programmatica i lavori per la palazzina da adibire a cardiologia, quelli per la risonanza magnetica e il centro di distribuzione del vitto, abbiamo perso le tracce dell’impegno, votato all’unanimità dal consiglio regionale, per il potenziamento del punto nascita”.

Presentate anche tre ulteriori proposte: la prima è quella di realizzare il previsto hospice pubblico all’ex ospedale militare anziché a Villa Albani, dove sono sorte delle difficoltà; la seconda di realizzare un asilo nido per i dipendenti all’interno dell’ospedale; la terza di istituzionalizzare che si tratta della struttura che serve il territorio a sud della Città Metropolitana di Roma Capitale, quella che guarda sul mare, intitolando il nosocomio come “Ospedale del Litorale”.

Anzio, 13 maggio 2025

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