La sola cosa che conta, in una società fatta di apparenza e illusioni, è l’autenticità. E’ il messaggio lanciato dagli studenti del laboratorio “Alfabeti Teatrali” del Trafelli di Nettuno, che sabato scorso si sono esibiti un emozionante spettacolo al teatro Studio 8. In scena la famosa fiaba danese di Hans Christian Andersen, “I vestiti nuovi dell’imperatore”, parabola perfetta di un’umanità più attenta alla forma che alla sostanza. “Qualcosa di più di uno spettacolo – come ha detto la referente del progetto, la docente Alessandra Valenza, supportata nel suo lavoro dalle esperte esterne Nella Russo e Chiara Lorusso – Il frutto di un percorso fatto di scoperte, inciampi, emozioni, risate e riflessioni.
Il laboratorio teatrale si chiama Alfabeti Teatrali… un nome che porta con sé un piccolo segreto: qui non insegniamo solo a recitare, ma a comunicare, a riconoscere la propria voce, a raccontarsi, in alfabeto fatto di emozioni, di silenzi, di corpi che si scoprono capaci di dire, anche quando le parole mancano. Questa esperienza ci ha portati a esplorare, attraverso il gioco e la scena, una verità semplice ma potentissima: che ciò che conta davvero non si vede con gli occhi, ma si sente con il cuore e si riconosce nella coerenza tra ciò che siamo e ciò che scegliamo di mostrare. Abbiamo scelto “I vestiti nuovi dell’imperatore” non solo per la sua ironia e leggerezza, ma perché oggi, più che mai, viviamo
in un tempo in cui basta un’immagine filtrata per definire il proprio valore, in cui si corre il rischio di credere che valiamo solo se piacciamo. In questo racconto, l’imperatore si circonda di illusioni, perché ha paura della verità. Ma la verità – lo sappiamo – è spesso semplice, disarmante, e arriva proprio dalla voce di chi ha ancora il coraggio di vedere con occhi limpidi: un bambino.
I nostri ragazzi, con questo spettacolo, hanno fatto qualcosa di simile: hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, di mostrarsi senza maschere, senza finzioni.
Hanno scoperto che il teatro, come la vita, non è una vetrina, ma un laboratorio di autenticità. Che le emozioni non si recitano: si vivono. E che il valore di una persona non sta nei “vestiti” che indossa – reali o virtuali – ma nella verità che sceglie di portare in scena, ogni giorno nella propria vita”.
Una rappresentazione intensa, in cui gli studenti hanno tirato fuori il meglio di sé, affrontando per la prima volta il pubblico e soprattutto sé stessi, al termine di un percorso che è soprattutto conoscenza di sé.
Sono intervenuti infatti, a fine spettacolo, anche alcuni degli attori protagonisti, parlando della loro esperienza: “All’inizio io non ero favorevole a fare teatro – ha raccontato uno studente – Poi mi hanno proposto di suonare la tromba e mi hanno convinto. Ci abbiamo messo tutti molto impegno e oggi voglio dirvi una cosa: se avete una passione, buttatevi e provateci”.
Sul palco anche la dirigente scolastica Sabrina Zottola: “Questo è un progetto che va avanti già da anni, al quale teniamo molto. Un’esperienza formativa e socializzante per i ragazzi che si mettono in gioco ed esprimo le loro emozioni raccontando la loro storia. Ringrazio i genitori che hanno creduto in noi, nella nostra scuola accogliente, educativa ed inclusiva”.