Prende il via domani presso il Tribunale di Latina il Processo denominato “Assedio”, nato a seguito dell’operazione “Assedio”, eseguita dai carabinieri del reparto provinciale di Latina e dalla direzione distrettuale antimafia di Roma nel luglio 2024, che portò all’arresto di oltre venti persone ad Aprilia, tra cui l’ex sindaco Lanfranco Principi. Pochi giorni fa l’amministrazione straordinaria del comune di Aprilia, composta dalle dottoresse Vincenza Filippi, Enza Caporale e Rita Guida, ha dato il via liberà affinché l’ente si costituisse parte civile nel processo. A rappresentare il comune sarà l’avvocato Massimo Sesselego
Libera domani parteciperà e presenterà tramite gli avvocati Enza Rando e Demetro Villani istanza di Costituzione di Parte Civile nel processo derivante dalla indagine del Centro Operativo della Dia di Roma coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma denominata “Assedio”. Inchiesta da cui è scaturito lo scioglimento per mafia del Comune di Aprilia. Il processo inizierà domani (10 giugno) dinanzi al secondo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Elena Nadile.
Il senso che Libera dà alla costituzione di parte civile è giuridico ed educativo. Libera ritiene che la presenza delle mafie – che seminano morte, paura, che uccidono la speranza, che deturpano la bellezza dei territori, che condizionano l’economia sana e che intrecciano relazioni con la cattiva politica – danneggia e offende la società civile responsabile. E gli stessi cittadini responsabili devono sentirsi danneggiati dalla presenza delle mafie, perché viene sottratto loro il senso di appartenere a una comunità. La piena consapevolezza da parte dei cittadini dell’enorme danno che provocano la mafia e la cultura mafiosa nel territorio consegna loro una grande responsabilità: quella di impedire con azioni concrete che la mafia possa continuare a danneggiare il territorio e guadagnare consenso sociale. Tutto questo fa paura alla criminalità organizzata, alle vecchie e nuove mafie, ai corrotti, perché il loro potere si nutre anche della indifferenza della maggior parte della gente.
Gli imputati appartengono ad un clan autoctono che ha dispiegato la sua azione criminale, contaminando anche il tessuto sociale-economico e politico locale sfruttando i rapporti con i compiacenti esponenti degli organi comunali tra cui il sindaco Lanfranco Principi accusato di scambio elettorale politico mafioso e di concorso esterno in associazione mafiosa. La potenza del clan Forniti è riuscita negli anni a determinare un’egemonia totale nel controllo degli affari illeciti marcando il territorio apriliano rispetto agli altri clan mafiosi con i quali interagiva come la potente famiglia calabrese dei Gangemi e con le cosche reggine presenti nell’area pontina come gli Araniti,De Stefano e Martino.
Anche l’associazione Reti di Giustizia il sociale contro le mafie si costituirà parte civile
Domani, 10 giugno, durante la prima udienza del procedimento penale c.d. “Assedio” che si terrà dinanzi al Tribunale di Latina, presenteremo come Reti di Giustizia-il sociale contro le mafie, l’istanza di costituzione di parte civile, assistiti dall’Avvocato Fabio Federici.
La costituzione di parte civile è il naturale e doveroso proseguimento della nostra lunga attività di antimafia sociale sul territorio ed è un’ulteriore via per porre il tema della lotta alle mafie e al pensiero mafioso (ahinoi, sempre più diffuso), al centro del dibattito pubblico e politico, inserendolo nel più ampio contesto sociale in cui viviamo e collegandolo agli imprescindibili principi di uguaglianza, dignità umana e giustizia sociale.
Abbiamo deciso di costituirci, per lo stesso motivo per il quale nel giugno 2019 presentammo la richiesta al Comune di costituirsi parte civile nel processo contro i Gangemi, richiesta che fu inizialmente rifiutata dalla Commissione Affari Generali a seguito delle pressioni di Principi (allora vice-sindaco, ex sindaco nell’ultima giunta, attualmente a processo per concorso esterno all’associazione mafiosa della cosca capeggiata da Patrizio Forniti, turbativa d’asta, traffico d’influenze e voto di scambio politico-mafioso), per le ragioni che sono emerse nell’Ordinanza “Assedio” del 4 luglio scorso e che hanno condotto al commissariamento del Comune di Aprilia.
Quella richiesta al Comune di costituirsi parte civile doveva fungere sia da denuncia pubblica della presenza della criminalità organizzata nel territorio di Aprilia che da “messa alla prova” del livello di legalità dell’Amministrazione comunale, la quale con molta superficialità (e ingannevolezza) si proclamava contro la mafia.
La nostra presenza nel processo è finalizzata, quindi, a conferire concretezza e visibilità ai principi di tutela del bene comune, di giustizia e di dignità per tutte e tutti proprio nel luogo deputato ad analizzare sotto il profilo penale tutte quelle azioni e quei comportamenti che le mafie e le persone e realtà conniventi o funzionali ad esse hanno posto in essere per perpetrare abusi di potere, sopraffazioni e fare un uso privato del bene pubblico.
Cogliamo l’occasione, infine, per ringraziare la Commissione straordinaria la quale, pur essendosi insediata da poco, ha deliberato la costituzione di parte civile al fine di tutelare gli interessi dell’intera comunità cittadina, danneggiata e violata dalle condotte perpetrate nel territorio (i cui profili penali andranno accertati nel processo stesso) e dalla mala gestio la cui responsabilità politica e morale è incontrovertibile, a prescindere dagli esiti della vicenda giudiziaria.
Reti di Giustizia.Il sociale contro le mafie