Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha approvato la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati.
Un sì salutato dalla premier Giorgia Meloni con soddisfazione, e soprattutto da Forza Italia che ha dedicato il passaggio a Silvio Berlusconi, che per primo impose nel dibattito politico questo tema. Di segno opposto il giudizio di tutte le opposizioni che si preparano al referendum, che si terrà presumibilmente nella primavera del prossimo anno.
Forti le proteste: il Pd ha mostrato la Costituzione capovolta, i 5 stelle le foto di Falcone e Borsellino messe a confronto con quelle di Berlusconi e Licio Gelli.
Per Giuseppe Conte la riforma “realizza il disegno di Licio Gelli “, mentre in Aula Roberto Scarpinato ha detto che “la separazione delle carriere è un regolamento di conti della casta dei potenti contro la magistratura”. Secondo Peppe De Cristofaro, capogruppo di Avs, il ddl mira a rompere la separazione dei poteri, subordinando alla politica il potere giudiziario. Giudizio condiviso dal Pd ma Dario Franceschini ha paventato “un boomerang”: Il Csm dei soli Pm, “separato, autonomo, autogestito, dai confini ignoti” farà dei Pm “dei superpoliziotti”, il che conduce “a un rischio ignoto”.