“L’ordine di assassinare uno dei giornalisti più coraggiosi di Gaza era un tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciavano l’imminente sequestro e occupazione della Striscia”.
L’emittente televisiva al-Jazeera ha confermato la morte del giornalista palestinese 28enne Anas Al-Sharif, ucciso ieri da un raid israeliano mentre si trovava in una tenda a Gaza City, davanti all’ospedale di al-Shifa. Insieme a lui sono stati ammazzati il collega Mohammed Qreiqeh, il fotoreporter Mohammed Al-Khaldi e tre cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal , Moamen Aliwa, Mohammed Al-Khaldi anche lui fotoreporter.
L’attacco deliberato è stato rivendicato dall’esercito israeliano: l’Idf si è giustificata dicendo che si “spacciavano” per giornalisti, ma che in realtà costituivano una “cellula terroristica responsabile della preparazione di attacchi con razzi contro civili e truppe” israeliani.
Altri 5 giornalisti di Al Jazeera uccisi a Gaza, Fnsi: «La Corte penale internazionale apra un’indagine»
Israele accusava il reporter Anas Al-Sharif di essere legato ad Hamas senza però fornire prove. «Non è la prima volta che giustifica l’uccisione di cronisti nella Striscia con l’accusa di complicità con i terroristi», dicono la segretaria generale Costante e il presidente Di Trapani, che rilevano: «In assenza di prove credibili si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra».
«L’esercito israeliano ha rivendicato l’uccisione mirata dei giornalisti di Al-Jazeera Anas Al-Sharif e Muhammad Karika, insieme ai cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Erano in una tenda usata dalla stampa all’esterno dell’ospedale Shifa di Gaza. Israele accusava Anas Al-Sharif di essere il capo di una cellula di Hamas senza però mai fornire prove credibili. E questo comunque secondo Israele giustificherebbe l’assassinio di altri 4 operatori dell’informazione?». Lo affermano Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente Fnsi, all’indomani dell’uccisione dei reporter, domenica 10 agosto 2025.
«Del resto – proseguono – non è la prima volta che Israele giustifica l’uccisione dei giornalisti a Gaza con l’accusa di complicità con Hamas. La novità questa volta è che individua l’obiettivo militare chiamandolo per nome. A questo punto Israele ha il dovere di fornire le prove contro Anas Al-Sharif. Pubblicamente. E credibili».
L’auspicio della Fnsi «è che tutte le organizzazioni internazionali dei giornalisti, quelle in difesa dei diritti umani e le istituzioni democratiche si uniscano nel pretendere che Israele le renda pubbliche e nel chiedere alla Corte penale internazionale di aprire una indagine su questa uccisione mirata. In assenza di prove credibili – concludono Costante e Di Trapani – si tratterebbe di una confessione di una violazione di un diritto umano sancito in leggi nazionali e internazionali: la libertà di stampa. Si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra».
Immediata la condanna di Al Jazeera Media Network per quello che l’emittente qatariota definisce «l’assassinio mirato» dei suoi corrispondenti da parte dell’esercito israeliano, in un altro «attacco palese e premeditato alla libertà di stampa». E il direttore di Al Jazeera English, Salah Negm, dice alla BBC che «non sorprende» che Israele affermi che al-Sharif fosse un membro di Hamas, aggiungendo che «non hanno provato nulla» e che è «ridicolo» che Israele continui a chiamare «terroristi» i giornalisti di Gaza.
«Dopo aver diffamato i giornalisti di Gaza con accuse infondate di essere ‘terroristi’, Israele ha ucciso cinque membri dello staff Al Jazeera. Prendere deliberatamente di mira i giornalisti è un crimine di guerra. I leader israeliani devono essere ritenuti responsabili», afferma il segretario generale della Ifj, Anthony Bellanger.
Sono almeno 180 – secondo i dati della Ifj – gli operatori dell’informazione uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 all’11 agosto 2025.