Il consiglio comunale del 12 settembre porta con sé la votazione sull’adesione o meno del Comune di Anzio alla ricapitalizzazione di Acqualatina, di cui il Comune è socio per il 4,11%, possedendo azioni per un valore di 972.789 euro.
Con una lettera firmata da Cinzia Marzoli l’ente privato a partecipazione pubblica ha chiesto agli azionisti di acquistare, ciascuno rispettivamente secondo la propria quota, 30 milioni di nuove azioni del valore nominale di un euro: la richiesta, per Anzio, si tramuterebbe in una spesa di € 1.233.000,00 (a carico dei cittadini).
La posizione del M5S sul tema delle risorse idriche è stata chiara fin dall’inizio: l’acqua è un bene pubblico: i privati non devono gestire un asset strategico come l’accesso all’acqua, in più Acqualatina, anziché essere sotto il controllo dell’Assemblea dei Sindaci delle città che sono nell’ ATO 4 (i 32 Comuni della Provincia di Latina oltre Anzio e Nettuno) è nelle mani di affaristi anche internazionali che sfruttano un bene primario che non producono, su cui non investono e da cui ricavano profitto, su infrastrutture che sono di proprietà pubblica.
Gli amministratori locali del passato (che sono stati seduti nella conferenza dei sindaci e nelle assemblee dei soci di Acqualatina) hanno taciuto (i commissari non hanno inviato nemmeno un delegato) quando nel 2023 Veolia ha ceduto man mano le proprie quote a Italgas senza procedura pubblica di affidamento, come da delibera dell’Ente del 2017 – o sono stati condiscendenti quando si trattava di votare gli aumenti delle tariffe, permettendo ai privati di profittare vessando e vessare profittando delle tasche dei cittadini.
È il momento di dire basta: non solo negare la ricapitalizzazione – tutta ancora da motivare, del resto -, ma anche trovare la soluzione per far tornare i cittadini in possesso dell’acqua.