Aumentare salari e pensioni, dire no al riarmo, difendere e rilanciare sanità e scuola pubblica, combattere la precarietà, costruire una vera riforma fiscale.
Oggi 25 ottobre, la piazza torna a parlare con la voce dei lavoratori. Oggi a Roma, la Cgil chiama alla mobilitazione nazionale per mettere al centro la democrazia economica e sociale, quella che si misura non nei proclami ma nelle buste paga, nei contratti, nei servizi pubblici.
“Democrazia al lavoro” è il titolo della manifestazione che attraverserà la capitale da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, con il concentramento alle ore 13.30 e gli interventi finali di Luc Triangle, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), di Sigfrido Ranucci e di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
Una piazza che guarda al futuro, ma con i piedi ben piantati nella realtà. Al centro delle rivendicazioni ci sono i temi che attraversano la vita quotidiana delle persone: aumentare salari e pensioni, dire no al riarmo, difendere e rilanciare sanità e scuola pubblica, combattere la precarietà, costruire una vera riforma fiscale.
La piattaforma della Cgil per la legge di bilancio 2026 non è un elenco di desideri, ma un programma di giustizia sociale: spostare le risorse da chi ha troppo a chi non ha abbastanza, tassare le grandi ricchezze e l’evasione, dire basta alla flat tax e ai condoni, restituire ai lavoratori e ai pensionati quanto hanno già perso per effetto del drenaggio fiscale.
Al cuore della mobilitazione c’è la richiesta di un nuovo patto per il lavoro. La Cgil chiede il rinnovo dei contratti pubblici e privati, la detassazione degli incrementi salariali, una legge sulla rappresentanza che garantisca diritti uguali per tutti, il salario minimo legale e un vero equo compenso per il lavoro autonomo e professionale. Obiettivi concreti, che puntano a sradicare le disuguaglianze e a rendere il lavoro dignitoso in ogni forma, perché – come ricorda Landini – “non può esserci democrazia senza giustizia sociale”.
Ma la manifestazione non parla solo ai lavoratori. È un appello alla società intera per una pensione di garanzia ai giovani e ai precari, per superare definitivamente la legge Fornero, per estendere la quattordicesima, per tutelare la salute e la sicurezza in ogni luogo di lavoro, contro gli appalti e subappalti al ribasso che moltiplicano rischi e sfruttamento. È anche una chiamata alla responsabilità collettiva: quella di investire nella transizione ecologica e tecnologica, di costruire un modello di sviluppo sostenibile, di dare finalmente un futuro al Mezzogiorno.
In un Paese dove crescono diseguaglianze e povertà, e dove la spesa militare continua ad aumentare mentre si tagliano sanità e istruzione, la Cgil sceglie di rimettere la democrazia “al lavoro”, letteralmente. Perché la democrazia non è solo un diritto politico, ma anche la possibilità concreta di vivere, curarsi, studiare, lavorare con dignità.
Oggi non sarà soltanto una giornata di protesta: sarà una prova di forza civile e partecipata, un segnale al governo e al Paese. Dalla piazza di Roma partirà una richiesta chiara: cambiare rotta, rimettere al centro le persone. Perché il futuro della democrazia passa di qui – dal lavoro, dai suoi diritti, dalla voce di chi ogni giorno la tiene viva


