Celebrata ad Anzio, nel piazzale dedicato alle vittime di Nassiriya, la Giornata del ricordo delle vittime militari e civili nelle missioni all’estero. Alla presenza delle massime autorità del territorio, di studenti e cittadini, è stata commemorata la strage di 22 anni fa in Iraq, ma anche le recenti vittime dell’Arma a Castel d’Azzano (Verona).
Alla cerimonia ha preso parte anche Christian Daprà, figlio di Valerio (nelle foto insieme al vice sindaco e alla mamma), uno dei militari morti in quella occasione, residente ad Anzio.
Di seguito il discorso del vicesindaco, Pietro Di Dionisio, che poco prima aveva rappresentato la città alla cerimonia che si è svolta a Nettuno.
“Autorità civili, militari e religiose, cittadine e cittadini, studenti, buongiorno.
Al mio saluto personale aggiungo quello del sindaco, Aurelio Lo Fazio, oggi impossibilitato a essere qui. Un particolare omaggio a Cristian Daprà, nostro concittadino e figlio di Valerio, il carabiniere morto nell’adempimento del dovere a Castel d’Azzano meno di un mese fa. Lo ringrazio della sua presenza, ma ancor più delle parole che ha saputo spendere nella tragedia che lo ha colpito per ricordare la lezione del padre: “Da lui ho imparato – ha detto – ad aiutare il prossimo”.
È la missione di ogni giorno dei Carabinieri e di chi è impegnato al servizio dello Stato, in Italia e nelle missioni all’estero, come quella di Nassiriya che ricordiamo oggi
La data odierna è una di quelle entrate nella storia perché ha toccato profondamente il cuore e le coscienze di ciascuno di noi. Ricordiamo praticamente tutti dove eravamo e cosa stavamo facendo il 12 novembre del 2003, quando ci arrivò la notizia della strage. Furono ore di angoscia, le notizie dei carabinieri e dei civili morti ci raggiunsero con il passare delle ore fino a concludere il tragico bilancio: 19 vittime, delle quali 12 carabinieri, 5 militari e 2 civili. Il più grave attacco subito dal nostro Paese dopo la Seconda guerra mondiale.
Perché li ricordiamo e perché i nostri militari sono, ancora oggi, impegnati in una quarantina di missioni umanitarie?
Alla prima domanda, la risposta è tanto semplice quanto triste: erano soldati, militari e volontari civili che stavano svolgendo il compito che era stato loro assegnato. Quello di difendere i valori e i principi della liberta, della democrazia, della tolleranza, della dignità, del rispetto. Ci vollero altri due anni, dopo quella strage, perché in Iraq si svolgessero elezioni libere. Se la democrazia tornò a essere praticata e vissuta è anche grazie al sacrificio di quei 19 italiani. Se ogni giorno, in diversi scenari come poteva essere quello iracheno 22 anni fa, si costruisce un pezzetto di libertà, si torna ad avere speranza, è con il contributo dei nostri concittadini impegnati all’estero.
Lo era anche il carabiniere Vittorio Iacovacci, morto in Congo a febbraio del 2021, nell’estremo tentativo di salvare la vita all’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Un gesto che ha portato alla decorazione al valor militare per la “coraggiosa azione di protezione dell’autorità” e per aver fatto “scudo con il proprio corpo” a quello del diplomatico.
Gli uomini e le donne che scelgono di partire per le missioni internazionali sanno che l’Italia risponde agli appelli delle popolazioni che escono da dittature e soprusi, sanno che il nostro Paese è impegnato in quei contesti a portare aiuti, sicurezza, ricostruzione, sostegno nel campo dell’ordine pubblico, della sanità, dell’educazione scolastica,
Ecco perché eravamo in Iraq, dove è stato pagato un prezzo altissimo, ed ecco perché l’Italia è ancora impegnata nei contesti internazionali.
Senza dimenticare quelli interni, dove quotidianamente persone come Valerio Daprà svolgono il loro dovere per tutelare tutti noi. Non è un caso che il calendario dell’Arma dei Carabinieri, presentato ieri dal comandante generale dell’Arma, generale di corpo d’armata Salvatore Luongo, sia dedicato agli “Eroi quotidiani”, un omaggio a tutte le donne e gli uomini che, ogni giorno, operano silenziosamente al servizio del Paese, nelle città e nei piccoli comuni, in Italia e all’estero.
Il generale Luongo nella sua presentazione scrive: “A chi fa progetti di vita, non di morte, dedichiamo il Calendario. A loro offriamo il costante impegno, l’incessante dedizione, in una parola la cura”.
Ai progetti di vita che avevano i 19 caduti di Nassiriya, a quello di Valerio Daprà, di Vittorio Iacovacci, di tutti i nostri “eroi quotidiani” in Italia e all’estero, caduti per svolgere il loro dovere, va il pensiero mio, dell’amministrazione comunale e della città di Anzio. Grazie”.
Il discorso del Sindaco di Nettuno Nicola Burrini:
“Buongiorno alle Autorità civili e militari presenti. Oggi in questa piazza dedicata i Martiri della Pace, ricordiamo un episodio avvenuto 22 anni fa e ancora vivo nella memoria di molti di noi. I nostri militari, carabinieri, civili, stavano portando vanti una Missione di pace in un terribile teatro di guerra in Iraq, quando a seguito di una tragica esplosione persero la vita 28 persone. 19 erano italiani ed è nostro preciso dovere ricordarli, come abbiamo fatto oggi, uno ad uno.
Ricordare il loro nome e il sacrificio che hanno compiuto nel tentativo di portare Pace e ricostruire un clima vivibile in un posto attraversato da tensioni ancora irrisolte.
Il giorno di quel drammatico attentato l’Italia intera fu attraversata da un moto di dolore collettivo, ma il dolore non può e non deve essere mai fine a se stesso. Deve diventare un monito che ci ricorda l’importanza della Pace, della democrazia, della giustizia e della libertà, valori che non si possono mai dare per scontati e per cui è necessario lottare ogni giorno, anche nella nostra vita quotidiana.
Oggi con queste cerimonie, vogliamo cogliere l’occasione per dire grazie alle nostre Forze Armate, che tutelano la nostra libertà e che, nel rispetto della nostra Costituzione, quando collaborano a missioni internazionali, lo fanno come costruttori di Pace: questa è la nostra identità nazionale.
Oggi, in questa cerimonia che è sempre molto sentita, voglio ricordare, soprattutto ai giovani, che il sacrificio dei caduti richiama l’impegno che ognuno di noi deve portare avanti, per la costruzione di un mondo più giusto, libero da ogni oppressione e, di fronte al ritorno di conflitti su larga scala, non si può non sottolineare quanto importante sia il ruolo delle le missioni internazionali di Pace, per costruire ponti di dialogo e arginare la violenza.
La violenza porta solo dolore, e oggi in questa piazza, insieme alle vittime di Nassirya, vogliamo ricordare anche i carabinieri Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, morti nell’esplosione di Castel d’Azzano durante il compimento del loro dovere. E siamo onorati della presenza in questa piazza del figlio del Brigadiere Capo qualifica scelta Valerio D’Aprà, grazie Cristian per essere qui, voglio portare a te e alla tua mamma l’abbraccio dell’intera città di Nettuno, in cui tuo padre ha lavorato per tanti a difesa della legalità.
La nostra gratitudine va a tutti voi, a tutte le Forze Armate che sono in prima linea per la nostra difesa”.


