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La chiusura dei negozi di prossimità deprezza gli immobili e rende più tristi le città

 

La chiusura dei negozi di prossimità fa crollare il valore degli immobili fino al 16%, con un differenziale che può arrivare al 39% rispetto a un’abitazione in un quartiere ricco di attività commerciali. E’ quanto emerge dall’indagine sulla desertificazione commerciale realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg, presentata a Bologna in occasione dell’iniziativa nazionale “inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”.

Gli italiani vogliono vivere in quartieri con più negozi di prossimità, luoghi che costituiscono il principale elemento della qualità della vita urbana insieme agli spazi verdi. I negozi rappresentano attivatori di socialità per il 64% degli italiani, garanzia di cura e pulizia degli spazi pubblici per il 62% e presidi di sicurezza per il 60%.
Il desiderio di avere più negozi sotto casa, per 2 italiani su 3, deriva dall’esigenza di avere più opportunità di scelta e ridurre gli spostamenti. Negli ultimi 10 anni gli italiani hanno percepito sempre più chiaramente le chiusure di attività economiche di quartiere, in particolare negozi di articoli sportivi, librerie e giocattoli (55%), abbigliamento, profumerie e gioiellerie (49%), arredamento e ferramenta (46%), alimentari (45%).

Un fenomeno che, secondo l’indagine, genera per la stragrande maggioranza degli italiani un senso di tristezza e contribuisce al calo della sicurezza e della qualità della vita.

Un allarme restato inascoltato, lanciato oltre 20 anni fa da Verdi e ambientalisti, che avevamo previsto la desertificazione dei centri cittadini come conseguenza dell’apertura dei grandi centri commerciali fuori città. Negli ultimi decenni una politica miope ha ceduto alle lusinghe e allo strapotere economico delle grandi catene commerciali, queste le conseguenze.

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Claudio Pelagallo
Claudio Pelagallohttp://www.inliberauscita.it
Giornalista pubblicista, iscritto all'albo Nazionale dal 1991. Ordine Regionale del Lazio. Ha collaborato come corrispondente con diverse testate: Il Messaggero, Il Tempo, Il Corriere dello Sport, La Gazzetta di Parma. Direttore responsabile Inliberauscita

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