Cinque misure di custodia cautelare, 22 indagati per reati con metodo mafioso e 11 dalla Procura per altre ipotesi. Tra le accuse ci sono scambio elettorale politico, estorsione aggravata e trasferimento fraudolento di valori. L’operazione – denominata “Porta napoletana”, condotta dai Carabinieri di Latina a seguito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Roma – è scattata all’alba tra Terracina e il capoluogo: gli inquirenti la definiscono un’operazione “storica”.
In carcere, su disposizione del Gip del Tribunale di Roma, è finito un presunto esponente del clan camorristico Licciardi, Eduardo Marano, mentre due sono le persone ai domiciliari, tra cui Gavino De Gregorio, consigliere comunale della maggioranza di destra che sostiene la giunta di Terracina. Marano sarebbe espressione di un clan della cosiddetta alleanza di Secondigliano, colpito di recente da 21 arresti e definito dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, un gruppo “della camorra di Serie A”.
Secondo le accuse, il politico di Terracina avrebbe chiesto voti all’esponente della criminalità organizzata per le elezioni comunali del 2023. I Carabinieri stanno eseguendo anche il sequestro preventivo di beni immobili e quote societarie per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro.
L’attività di indagine ha documentato non solo l’appoggio elettorale dato dall’esponente del clan al consigliere di Terracina, ma anche presunte condotte illecite dei due indagati relative a violenze e minacce nei confronti di una vittima, che era stata costretta a versare un’imprecisata somma di danaro per un precedente prestito usurario. Accertata inoltre l’attività di un imprenditore del luogo, considerato in rapporti con l’esponente del clan, che avrebbe fittiziamente intestato a terzi diversi immobili, quote societarie e attività commerciali situate tra Napoli, Terracina, San Felice Circeo e Roma, operazione questa finalizzata a eludere un’eventuale misura di prevenzione patrimoniale.





