E’ andato in onda in diretta tv da Bruxelles il primo dibattito nella storia dell’Eurovisione fra i candidati europei alla presidenza della commissione Ue
Sono stati i pochi punti in comune nel dibattito televisivo tra i cinque candidati, organizzato dall’Eurovisione, trasmesso in diretta in 30 paesi e argomento di oltre 63mila tweet. Il primo cui ha partecipato anche il greco Alexis Tsipras, il leader di Syriza e della Sinistra Unitaria, al fianco di Jean Claude Juncker (Ppe), Martin Schulz (S&D), Guy Verhofstadt (Alde) e Ska Keller (Verdi). Una politica comune per l’immigrazione legale come esiste già in tutti i grandi paesi del mondo. Necessità di maggior democrazia nei meccanismi europei ed un secco ‘no’ all’idea che i governi scelgano a porte chiuse un presidente della Commissione diverso da loro. I cinque candidati nella loro corsa alle Euroee del 2015, partono dalla stessa idea di partenza, un compatto richiamo alla necessità dell’Unione Europea. Anche se c’è chi difende i “bilanci sostenibili” e chi si appella a “un’altra Europa”.
La disoccupazione giovanile, le radici e le conseguenze dell’austerity, le colpe delle banche, la politica estera adottata dall’Europa, l’immigrazione con tutte le sue tragedie, le scelte nei temi sensibili dei simboli religiosi e delle spinte secessioniste, i principali temi toccati dalla moderatrice, Monica Maggioni, in un confronto, il primo del genere nella storia, con risposte limitate a un minuto a testa. Ed è stato proprio Tsipras a provocare di più. “Io sono europeista, gli europeisti distruggono l’Europa” ha detto, attaccando la ‘vecchia’ Ue. Arrivando a pungere Juncker perché dicesse “la verità sul G20 di Cannes” quando “fecero pressioni per far cadere due governi in Italia e in Grecia“. Partito sottolineando che l’Europa “ha speso 1500 miliardi per le banche e solo 6 per la disoccupazione giovanile“, il greco ha anche lanciato la proposta di una rinegoziazione del debito sovrano europeo “come si fece per la Germania nel ’53” alle ricette di “disciplina fiscale” e “conti pubblici in ordine” prima di poter rilanciare gli investimenti “con soldi che non abbiamo” ribadite da Juncker e Verhofstadt.
Dal canto suo il socialdemocratico Schulz ha sottolineato la sua proposta di un fondo che, utilizzando soldi del bilancio Ue e della Bei, aprà le porte del credito alle Pmi, mentre l’ecologista Keller ha proposto gli investimenti nell’economia verde e nelle rinnovabili tanto come chiave di sviluppo e crescita quanto come mezzo per conquistare indipendenza energetica dalla Russia. Sui temi di politica estera, la crisi Ucraina non poteva che stare in primo piano, Verhofstadt l’ha definita “il banco di prova” per la Ue proponendo “sanzioni personali” per Putin, mentre Keller ha punto la Francia chiedendo lo “stop alle esportazioni di armi alla Russia di Putin“. Mentre Juncker ha parlato di sanzioni fin’ora comminate “che non vanno abbastanza lontano” e di “comportamento inaccettabile” da parte di Putin, Schulz ha osservato che “il rischio di guerra non solo teorico ma reale“.
Sui crocifissi negli edifici pubblici e sui veli islamici da vietare o meno, tutti – Juncker compreso – hanno espresso l’idea che l’Europa debba avere neutralità pubblica e massima libertà privata. E sulle tragedie dell’immigrazione è arrivata la condanna unanime per i governi che non trovano accordi per una politica di redistribuzione dei rifugiati e non si dotano di quote per l’immigrazione legale. Mentre l’italia da sola affronta una sfida impossibile e nel mediterraneo galleggiano i cadaveri di poveri immigrati. Secondo Juncker è necessario “non tagliare i budget per la cooperazione” per risolvere in loco il problema della povertà, Tsipras ha sottolineato che “gli europei partecipano alle operazioni in Libia o in Afghanistan e in tutti i posti da cui parte l’immigrazione: la politica del contrasto non dà risultati” perchè, finché milioni di persone saranno costrette a scappare da: guerre, povertà e dittature il fenomeno non potrà che continuare. E Schulz ha promesso che “la mia Commissione farà assumere ai governi le responsabilità che hanno“.