Rodotà boccia l’Italicum: “Distorce la democrazia”

Secondo il giurista Stefano Rodotà: L’Italicum è anticostituzionale rispetto ai principi fissati dalla Corte con la sentenza sul Porcellum

il giurista Stefano Rodotà

“Io ho ritenuto che le proposte di riforma costituzionale debbano essere considerate nel loro insieme perchè non si puo’ separare cio’ che accade alla Camera da quello che sta accadendo al Senato perché il modo in cui viene costruita la Camera in questo momento con un sistema ipermaggioritario, mette in discussione la democrazia rappresentativa perché li’ c’è solo una democrazia di investitura e poi un potere di ratifica della Camera dominata dal governo”. E’ quanto dice Stefano Rodota’, interpellato dall’Agenzia ‘Dire’, dopo un’audizione in commissione Affari costituzionali al Senato sulle riforme.

L’Italicum rischia di distorcere la democrazia? “Assolutamente– risponde Rodota’- e poi è anticostituzionale rispetto ai principi fissati dalla Corte con la sentenza sul Porcellum”. Come dovrebbero correggerlo? “Bisogna uscire dalla logica ipermaggioritaria- sottolinea- ci sono tanti sistemi che vanno dai collegi uninominali ad altre soglie che non sono assolutamente quelle” contenute nella legge elettorale frutto dell’accordo Pd-Fi-Ncd. Quanto alla riforma del Senato, come delineata nel ddl Renzi-Boschi, il costituzionalista pensa che “sarebbe meglio un Senato elettivo con un sistema proporzionale perchè- spiega- mentre la Camera ha questa forzatura maggioritaria per ricostituire una condizione di rappresentanza, altrimenti ci sono enormi esclusioni, li’ ci vuole un voto proporzionale”. Per Rodota’, nello schema di riforme pensato dal governo attraverso l’Italicum e il ddl Renzi-Boschi sulle riforme, “c’è un’alterazione degli equilibri costituzionali, per cui- sottolinea il professore, interpellato dalla ‘Dire’- se rimane questa impostazione, in particolare per quanto riguarda la Camera, il Senato non puo’ essere considerato soltanto come un luogo dove piu’ o meno si attribuisce un ruolo marginale all’istituzione in se’ coperto da una presunta competenza in materia di autonomie. C’è un problema di riequilibrio complessivo del sistema intorno al rispetto della democrazia rappresentativa, degli equilibri costituzionali e soprattutto della corrispondenza al sistema costituzionale nel suo complesso”.  Rodotà continua: “Il vero punto critico è rappresentato dal fatto che oggi la materia del contendere e’ se noi dobbiamo mantenere una democrazia rappresentativa o passiamo a una democrazia di investitura, quindi un cambiamento della forma di governo. Questo a mio giudizio non è accettabile e allora la discussione, soprattutto per quanto riguarda il Senato, è vedere nell’insieme del sistema come si possono recuperare gli equilibri costituzionali, che è la condizione della legittimità della riforma costituzionale. Altrimenti c’è una modifica non accettabile della forma di governo e della stessa forma di Stato”.