Torna a casa, Sinistra. Ora Renzi si smarca dall’austerity che aveva sponsorizzato
di Francesca Fornario
I Cinquestelle non l’hanno presa bene. Credo faranno la marcia funebre su Roma. Non ha pagato la campagna forcaiola di Beppe Grillo: «Faremo i processi online!» (Dell’Utri: «Qui a Beirut la connessione va e viene!»). Non che gli italiani fossero meno arrabbiati del solito: erano più spaventati, e volevano essere rassicurati, non fomentati da uno che sbraita «Abbiamo diritto a uno sputo digitale!» (ecco perché nei sondaggi saliva).
Renzi lo ha fatto con gli 80 euro e la promessa di occuparsi anche degli altri, partendo da chi ha una famiglia numerosa (sarebbe stato preferibile non cominciare da Berlusconi, però). Ci è riuscito perché ha finto di essere altro dal Pd che ha votato il pareggio del bilancio in Costituzione, anche se all’epoca si diceva d’accordo con la necessità di mandare tutti in pensione più tardi (ha cambiato idea quando si è trattato di Enrico Letta) e voleva Monti Presidente della Repubblica.
Ora che quel che resta di Scelta Civica è allo zero virgola niente (i candidati si riuniranno in un convento: l’unico posto dove possono prendere i voti) Renzi si smarca dall’austerity che aveva sponsorizzato e che è costata il tracollo ai socialisti francesi, al minimo storico: Hollande è così impopolare che per rimorchiare le attrici ora usa uno pseudonimo. Con le promesse, Renzi ha convinto anche gli elettori orfani di Berlusconi, al quale non resta che gridare al complotto («I giudici non mi hanno nemmeno fatto votare!». Ma tanto Renzi ha vinto lo stesso).
Ora dovrà passare ai fatti: spiegando per esempio dove troverà le coperture per la miracolosa «flexsecurity» danese che vuole di importare in Italia, a cominciare dai 6000 euro che la Danimarca spende per lavoratore in servizi di collocamento contro i 300 euro dell’Italia (per investire quanto la Danimarca nelle politiche attive del mercato del lavoro l’Italia dovrebbe stanziare 70miliardi di euro l’anno), senza contare i miliardi che servirebbero per estendere a tutti gli ammortizzatori sociali e la copertura assistenziale (in Italia i nidi pubblici accolgono solo un bimbo su dieci).
Diversamente, la «Flexecurity» si riduce alla precarietà legalizzata del decreto-Poletti e all’impoverimento dei lavoratori, proprio come l’austerity. Per denunciare queste contraddizioni serve un’opposizione capace, e capace di proporre un’alternativa. La lista Tsipras ce l’ha fatta per un soffio, ma il lavoro comincia adesso. Tsipras, in Grecia, ci ha messo anni: «E in tutti questi anni ho portato la sinistra italiana nel mio cuore». Ecco dov’era finita.