La Capo d’Anzio ormai privata non fa più il porto (o quasi)

Dalla visura camerale si scopre che la Capo d’Anzio non dovrà più costruire il porto ma solo gestire

capo danzio“Gestione di aree nautiche attrezzate per la ricezione del turismo da diporto“. E’ questa la nuova “attività primaria” della Capo d’Anzio, società ancora al 61% pubblica – del Comune di Anzio – che fino a qualche mese fa aveva come obiettivo: “La promozione e la gestione del porto di Anzio e la progettazione e realizzazione di infrastutture e delle opere funzionali al servizio”.

E’ una variazione in Camera di commercio, un atto formale, necessario per svolgere il lavoro che la società sta facendo, ma che suona male, molto male, per chi ancora ha un pezzetto di quel 61% e apprende una cosa del genere da una visura in Camera di commercio. La stessa che ci fa sapere che il bilancio è stato depositato, senza che il sindaco – che ci rappresenta in quella società – sentisse ancora una volta il bisogno di illustrare alla città quello che si sta facendo.

Lo fa, con quello che dice lui e trovando chi è pronto a scrivere, il presidente senza poteri Ciro Alessio Mauro. L’avvocato è abile comunicatore, nella relazione al bilancio scrive che “il Marina di Capo d’Anzio ha avviato con la stampa locale un ottimo dialogo teso a promuovere in ambito locale l’attività sociale svolta“. Sarà anche per questo che nessuno è andato a chiedergli che fine ha fatto il bando che doveva essere pronto entro fine giugno, come riportato dai siti locali.

No, attenzione, scusate. Non è il presidente a scriverlo ma l’amministratore delegato, Enrico Aliotti – rappresentante di Marinedi e quindi del privato -al quale sono demandati tutti i poteri perché Mauro altrimenti sarebbe incompatibile con la sua professione.

Facciamo un esempio paradossale: è come se il Comune decide di mettersi in società con chi fa il servizio mensa nelle scuole e poi affida tutto al rappresentante del privato, lasciando solo un’attività di rappresentanza (e rapporti con la stampa, evidentemente) al presidente che ha nominato.

Cosa che interessa a pochi, evidentemente, anche in consiglio comunale. Tanto abbiamo abbattuto lo Splash down con procedure che non leggiamo su nessun sito alla faccia della trasparenza, tanto facciamo il bando, tanto aspettiamo la valutazione del progetto… Sul quale Enzo Toselli ha sollevato dubbi condivisibili rispetto alle originarie previsioni.

Ma tanto la Capo d’Anzio, apprendiamo da quella visura, dovrà solo gestire. E in quello Renato Marconi, prossimo proprietario, è abilissimo. Anzi, ripetiamo, presenterà un conto salato al Comune quando l’ente sarà costretto a cedere le quote per legge.

Su questo non risponde Mauro, meno che mai il sindaco, il quale tra una crisi da risolvere al bar, una generica visita “in Prefettura” per parlare di commissione d’accesso e i soldi per gli spettacoli estivi da trovare, deve ancora dirci perché non agì al momento del passaggio delle quote a Marinedi. E deve aver “dimenticato” che una delibera di Consiglio comunale lo obbliga a far relazionare l’avvocato Cancrini – che sulla vicenda ha fornito due pareri al Comune – all’assemblea civica.

Il bilancio della Capo d’Anzio, comunque, chiude in attivo di poco più di 1000 euro, anche se la differenza tra valore e costi di produzione è ancora di meno 100.293 euro che vengono “compensati” da quanto previsto dalla perizia sui mancati incassi delle cooperative ormeggiatori. La società ha comunque 2 milioni 575.000 euro di debiti accumulati negli anni. Ah, ha anche 2 dipendenti che l’incaricato esterno di preparare il piano di razionalizzazione per provare a spiegare che dovevamo tenerci la società ha “dimenticato“.

E’ finalmente partita la gestione, vero, ci sarà pure il bando direttamente per la fase indicata come “uno” nel piano finanziario che inverte il cronoprogramma, ma finché un solo pezzetto della società resterà dei cittadini, continueremo a chiedere chiarezza.

fonte  https://giovannidelgiaccio.com/2016/07/28/la-capo-danzio-ormai-privata-non-fa-piu-il-porto-o-quasi/