di Menuccia Nardi
Di solito scrivo la mattina presto, ma questa volta mi ritrovo a scrivere a tarda sera e la mia riflessione di oggi è in realtà un breve resoconto della giornata appena trascorsa.
Iniziamo dal risveglio (questa mattina assolutamente controvoglia, innaturale, per nulla spontaneo): sono sempre mattiniera ma oggi ammetto una fatica immensa ad abbandonare il tepore delle coperte, anche perché nel dormiveglia intuisco un rumore di pioggia e proprio non mi ispira… Ma poi scopro che mi sbaglio, non è esattamente pioggia, è nevischio (meglio mi sento!) e ha imbiancato la mia macchina – che a onor del vero spolverata di bianco è più carina e sembra anche pulita – e mi vengono in mente di primo mattino tutte le raccomandazioni di mia madre al telefono ieri sera, che segue da giorni le previsioni e che quindi sapeva benissimo che stamattina bisognava aspettarsi qualche fiocco di neve: “Prudenza, vai piano, ce l’hai le catene?” A cui si sono aggiunte quelle di mio marito: “Vai piano, le buche, massima attenzione”. E mi ripeto tutto come un mantra… attenzione, le buche, mi sembra di averle le catene, vai piano (ma perché? Io non corro! Va be’!).
Comunque, uscendo mi rendo conto che si tratta davvero solo di pioggia mista a neve, tutto sotto controllo… Peccato che nel frattempo stiamo rischiando di fare tardi a scuola. Quindi sali in macchina e metti la cintura…nooo, mio figlio ha dimenticato un libro. Riapri, scendi (mi sto congelando!), cerca, trova, risali e metti in moto: ah, ok, comunque ho perso un guanto (avrò una mano congelata, ma me ne rimane sempre una in buone condizioni!). A scuola in tempo, olé.
E tutta la giornata è andata avanti così, un susseguirsi di vado e torno e poi rivado, finché stasera mi sono finalmente rilassata sul divano (che a un certo orario insieme a me e al plaid diventa praticamente un tutt’uno) e mi sono goduta in tutta calma le foto che oggi mi hanno inviato da Roma: una Roma bellissima, insolitamente vestita di bianco.
Quanto può essere ristoratore per lo spirito lo spettacolo silenzioso di una nevicata? Direi parecchio. E proprio con questo spirito ho riletto una poesia di Fernando Pessoa e prima di addormentarmi mi fa piacere condividerla:
“La neve pose una tovaglia silenziosa su tutto.
Non si sente se non ciò che accade dentro casa.
Mi avvolgo in una coperta e non penso neppure a pensare.
Sento un piacere d’animale e vagamente penso,
e m’addormento senza minor utilità
di tutte le azioni del mondo”.
È tardi, vado a dormire, ma penso che i più leggeranno questo articolo domani mattina ormai, per cui buona giornata! Si ricomincia!