La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del comandante libico Almasri. L’indagine coinvolge anche il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri della Giustizia Carlo Nordio e degli Interni Matteo Piantedosi. Il comandante libico è accusato di torture, stupri e omicidi. La premier grida al complotto della magistratura politicizzata contro il governo e dice “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire”. “E’ possibile che io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi, diventi migliore. Ma anche e soprattutto per questo, intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione, a testa alta e senza paura“.
La magistratura romana è stata obbligata a muoversi dopo l’esposto-denuncia presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti, che è stato sottosegretario di Stato durante il governo Prodi dopo una lunga militanza nel Msi e in Alleanza Nazionale. Un atto dovuto, insomma. I quattro esponenti del governo sono indagati per favoreggiamento e peculato in relazione al mancato arresto e rimpatrio del generale libico Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli sul quale pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità.
L’Associazione nazionale magistrati è intervenuta con una nota per correggere la presidente del Consiglio: “Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall’art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89”.
Per il sindacato delle toghe “si tratta di un atto dovuto” perché “la disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati”.