Intercettare i giornalisti è vietato dalle leggi italiane ed europee. Presentata denuncia contro ignoti.
Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti scendono in campo per contrastare e difendere la professione dallo spionaggio e lo fanno presentando una denuncia, contro ignoti, alla Procura di Roma per fare chiarezza sul caso dei giornalisti spiati attraverso lo spyware Graphite di Paragon Solution.
Intercettare i giornalisti è vietato dalle leggi italiane ed europee, il Media Freedom Act da poco in vigore, impedisce esplicitamente l’uso di spyware ai danni dei cronisti, salvo che per motivi di sicurezza nazionale. Il divieto riguarda non solo la captazione di tutte le conversazioni, messaggi e dati, ma anche del semplice inserimento del software di spionaggio. Oltre al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, intercettato con Graphite prodotto dalla israeliana Paragon, ci sono altri giornalisti spiati illegalmente? Siccome questo software è in dotazione solo ad alcuni Stati, chi ha autorizzato l’utilizzo illecito? O sono schegge fuori controllo di apparti dello Stato?
Per chiedere risposte chiare e trasparenti la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti hanno presentano una denuncia contro ignoti alla Procura di Roma con l’intento di fare chiarezza sul caso dei giornalisti e attivisti spiati, anche in Italia, attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions.
L’iniziativa è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa, nella sede del sindacato a Roma con la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante, il presidente nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli, il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani e la segretaria nazionale Paola Spadari e l’avvocato Giulio Vasaturo, che fornisce al sindacato e Ordine supporto legale a sostegno dell’iniziativa. «Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale, ma la stessa Costituzione: la stampa è libera», ricorda la segreteria generale Fnsi Alessandra Costante nel corso della conferenza stampa.
«È un atto straordinario di cui percepiamo la gravità, ma non era più possibile attendere oltre: se il governo non chiarisce a questo punto non possiamo che rivolgerci alla magistratura -rileva il presidente Bartoli- Questo è un atto straordinario per l’Ordine dei Giornalisti, non ce lo nascondiamo ma è necessario. Non avremmo voluto presentare questa denuncia di cui percepiamo la gravità ma dopo venti giorni di attesa, di incoerenze, di incomprensioni, di versioni contrastanti, non è più possibile attendere oltre, visto che neanche il governo vuole chiarire la questione, dobbiamo rivolgerci alla magistratura. Alle risposte delle ‘5 W’ in questo caso ne mancano due: chi e perché e, non molleremo la presa finché non vengono fuori queste due risposte. Non lo facciamo a cuor leggero ma determinati ad andare in fondo» afferma ancora Bartoli.
«Quello che noi vogliamo -rimarca il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani- è sapere chi è stato spiato, da chi e perché è stato spiato. Non è tollerabile il segreto di Stato su informazioni del genere. Alcune notizie sono certe. Almeno un giornalista è stato spiato con il sistema Paragon. Ed è altrettanto certo è il servizio solo ad autorità e apparati statali. Quindi quello che noi vogliamo è sapere chi è stato spiato, da chi è stato spiato e perché è stato spiato. Non è tollerabile segreto di Stato su un’informazione del genere. Di conseguenza abbiamo deciso di chiedere alla magistratura di sapere ciò che a nostro giudizio il Governo avrebbe già dovuto comunicare ai cittadini italiani»: così il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani.
Sul contesto italiano si è invece soffermata la segretaria nazionale dell’ordine Paola Spadari ricordando come l’Italia sia il Paese con il numero più altro di giornalisti minacciati e oggetto di azioni legali intimidatorie, Spadari ha anche riferito di aver posto il problema dello spionaggio al tavolo di coordinamento del Centro interforze per la sicurezza dei giornalisti istituito dal Ministero dell’interno e riunitosi di recente presso la Direzione centrale della Polizia criminale.
Ordine e Federazione lanciano inoltre un appello a tutte le giornaliste e giornalisti ad avvisare Odg e Fnsi nel caso abbiano ricevuto un avviso alert sul proprio telefono in modo da integrare la denuncia.