Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, utilizza le categorie di “idiota”, “imbecille” e “mentalmente debole”.
Il presidente dell’Argentina, Javier Milei, in un documento ufficiale, ha ristabilito i termini usati dal governo per classificare, al fine dell’assegnazione delle pensioni di invalidità, le persone che soffrono di problemi mentali e cognitivi: “idiota” è definito chi per esempio non sa né leggere né scrivere e non è autosufficiente; “imbecille” chi riesce solo a “realizzare compiti rudimentali”; oppure vengono usate varie classificazioni di “debole mentale” o di persone con “ritardo mentale”, che sia “profondo” o “lieve”. Termini che riportano a prima del 1997, anno in cui successivamente i criteri (e le parole) erano state resi più flessibili per via delle disposizioni della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) avallata dalle Nazioni Unite, la convenzione che ha valore costituzionale anche in Argentina e stabilisce per esempio di non impedire ha persone diversamente abili di lavorare e anche il fatto che non devono subire stigmatizzazione o discriminazione.
Intervistata dall’ANSA, la docente del dipartimento di Salute Mentale della Facoltà di Medicina dell’Università di Buenos Aires, la psichiatra Silvia di Segni, ha definito la risoluzione del governo come “un’aberrante modifica della terminologia scientifica legata ai problemi dello sviluppo neurologico che dimostra una profonda crudeltà e mancanza di empatia”. Di Segni sottolinea inoltre che si tratta di vocaboli “in totale disaccordo con la comunità scientifica che da decenni adotta la terminologia indicata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), pubblicato dall’American Psychiatric Association e utilizzato in gran parte del mondo occidentale”. In questo modo inoltre, evidenzia l’esperta, “le famiglie vengono obbligate ad accettare questa terminologia per ottenere certificati di invalidità per i propri figli”.
Il provvedimento del super liberista e sovranista Milei, a cui non mancano ammiratori anche in Italia, segna un pericoloso passo indietro: la reintroduzione di termini ormai obsoleti e offensivi per descrivere le disabilità cognitive e la malattia mentale.